Salute

Dolore cronico: cause, sintomi, terapia

Focus di Paolo Poli, primario dell'unità operativa di terapia del dolore dell'Azienda ospedaliera universitaria Pisana

Focus di Paolo Poli (puoi chiedergli un consulto), primario dell’unità operativa di terapia del dolore dell’Azienda ospedaliera universitaria Pisana.

Per dolore cronico s’intende un dolore che persiste più a lungo del corso naturale della guarigione associata a un particolare tipo di danno o di malattia. Si stima che colpisca più di un quarto della popolazione italiana adulta. Le vittime del dolore cronico hanno, in genere, tra i 40 e i 50 anni e nel 56% dei casi sono donne. Il dolore cronico, pertanto, non è più un sintomo, ma diventa una vera e propria malattia che richiede una terapia antalgica specifica.

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Quali sono i sintomi più diffusi di dolore cronico?

I tipi più diffusi di dolore cronico sono lombalgia, artrite e mal di testa ricorrenti, nevralgia post erpetica (fuoco di Sant’Antonio) oltre a dolore muscolare diffuso (fibromialgia). Il dolore cronico, inoltre, compromette la vita sociale, le capacità fisiche, emozionali e lavorative di chi ne soffre e spesso si associa anche a disturbi del sonno, ansia, depressione, fatica.

Quali sono le cause del dolore cronico?

Il dolore cronico può derivare da una serie di fattori. In alcuni casi è originato da una malattia o da un trauma e può persistere a causa di stress, problemi emotivi, cure sbagliate o da un’ipersensibilità dei recettori del dolore. A volte si manifesta senza alcuna causa nota.

Quali sono le terapie?

Il dolore può essere trattato in vari modi secondo protocolli condivisi dagli specialisti di terapia del dolore. Il trattamento di qualsiasi forma di dolore cronico risulta essere più efficace se multidisciplinare (terapista del dolore, psicologo, psichiatra, fisiatra). A un’adeguata terapia farmacologica si possono associare altri trattamenti fisici come la fisioterapia e terapie psicologiche (psicoterapia, ipnosi, biofeedback. Utile anche la neurostimolazione (LINK). Nessuna cura è risolutiva: l’obiettivo è quello di controllare il dolore e di migliorare la qualità della vita dei pazienti.

Farmaci

La prima risorsa terapeutica è rappresentata dai farmaci analgesici. Se il dolore è di entità lieve o moderata si può ricorrere a farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans), come ibuprofene, diclofenac, naprossene sodico, nimesulide, indometacina, oppure al paracetamolo. In presenza di dolore più intenso, il paracetamolo si può associare a farmaci oppiacei (tramadolo, codeina). Nel dolore cronico severo si passa agli oppiacei. Le forme di assunzione possono essere per via orale (compresse, gocce), transdermica (cerotti), sottocutanea o endovenosa (iniezioni), transmucale (spray nasali).

• Effetti collaterali e controindicazioni. I Fans possono provocare bruciori di stomaco, vomito, diarrea e nausea per cui sarebbe utile associare alla terapia antinfiammatoria, soprattutto se prolungata, un farmaco gastroprotettore. Il paracetamolo è meglio tollerato ma ad alti dosaggi può essere dannoso per il fegato. Gli oppiacei possono causare nausea, vomito, prurito, stipsi. Quando il dolore non è controllabile mediante farmaci somministrati per via convenzionale è possibile ricorrere a un diverso tipo di somministrazione, detto intratecale, attraverso una pompa antalgica.

Paolo Poli, primario dell’unità operativa di terapia del dolore dell’Azienda ospedaliera universitaria Pisana.

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