Era il 2011, un periodo di fuoco: appena concluso l’impegno con Zelig, giravo l’Italia con Passata è la tempesta? Nuovi lampi di ovvietà. A pranzo quasi non toccavo cibo, ma la sera non mi trattenevo: dopo lo spettacolo, tappa fissa al ristorante per scaricare l’adrenalina con una ricca cena accompagnata da buon vino. Oltretutto, senza praticare alcuna attività fisica.
Insomma, mi stavo trascurando e lo sapevo benissimo. Ecco perché, alla comparsa dei primi dolori alla pancia non mi sono preoccupato. «Sarà una cattiva digestione o il fegato grasso», pensavo. Passavano le settimane e i disturbi non scomparivano. Anzi, aumentavano: oltre ai frequenti mal di addome, mi concentravo a fatica, perché di giorno ero perennemente assonnato e la notte faticavo ad addormentarmi. Per non parlare del peso anomalo. Mi sono accorto di ingrassare dai buchi sulla cintura dei pantaloni, ma è la tv lo specchio più impietoso: in una puntata di Zelig in cui ho proposto lo sketch del muratore senza la giacca, la pancia nascondeva la cintura!
Fifone e ipocondriaco come sono, però, ho continuato a rimandare la visita dal medico per paura di essere ricoverato d’urgenza per chissà quale gravissima patologia. Tre mesi dopo, mi trovavo a Bologna per la tournée. Era ormai notte fonda quando sono rientrato in hotel, da solo, dopo una cena luculliana con il mio staff. Appena messo piede in camera, mi ha assalito la prima fitta all’addome. In pochi minuti il dolore si è esteso a tutto il corpo, insopportabile. Sapete cosa significa sentirsi paralizzati? Ecco, rende l’idea. Le ho provate tutte: alla fine, solo un potente antispastico ha sortito qualche timido effetto. Ma i miei sforzi per addormentarmi sono stati del tutto vani: mi rigiravo tra le coperte con gli occhi sbarrati, in preda alla sofferenza.
Ma solo dopo la seconda crisi, avvenuta un paio di settimane più tardi a Milano, sempre di notte e altrettanto violenta, mi sono spaventato davvero e ho deciso di consultare uno specialista consigliato da un amico. L’ecografia all’addome ha chiarito la situazione: la cistifellea era piena di calcoli. Il dottore mi ha spiegato i pericoli: rischiavo di dover affrontare un’operazione d’urgenza se la cistifellea fosse andata in ittero. E mi ha descritto l’intervento in laparoscopia per asportarla: si sfila dall’ombelico, attraverso qualche taglietto. Che dirvi? La notizia mi ha dato sollievo: se conosco il nemico, posso affrontarlo con criterio. Così ho fissato l’intervento e dopo due giorni e mezzo in ospedale e una settimana di convalescenza a casa, ho iniziato a percepire i benefici.
Ovviamente, devo curare l’alimentazione. L’indicazione della nutrizionista è di evitare alcolici, formaggi, latticini e uova. La verità? Ogni tanto cado in tentazione, ma poi rimedio con due giorni di Ramadan. Il mestiere dell’attore comporta una vita un po’ sregolata, soprattutto quando si lavora a teatro: continuo a saltare il pranzo, perché mi è più comodo, ma faccio una ricca colazione al mattino e non mi corico mai subito dopo cena. Inoltre corro, pratico pilates e vado in palestra almeno una volta alla settimana seguito da un personal trainer. Non mi diverto, ma fa bene. E il risultato è che oggi mi sento come nuovo: ho guadagnato in energia, capacità polmonare e resistenza sul palco e di conseguenza sono più motivato a controllarmi. Gli effetti sul fisico sono evidenti.
Mi sono rivisto di recente in una puntata di Zelig e, a parte la giacca chiusa in reminiscenza del passato, appaio chiaramente dimagrito. Del resto, da allora ho perso dieci chili. Concludo con un consiglio: tenetevi d’occhio. Il nostro corpo è un’ottima macchina, ma dopo una certa età bisogna fare la revisione, il bollino blu. La prevenzione è essenziale, anche perché viviamo in una società in cui siamo esposti a tutto. Vorrei riuscire a superare definitivamente quell’ancestrale paura che dice: «Non vado a farmi vedere perché poi mi trovano qualcosa». Se c’è un problema, meglio scoprirlo subito.
Enrico Bertolino
(Testimonianza raccolta da Nicole Cavazzuti – Ok Salute e Benessere, dicembre 2014)