Sonnolenza diurna, mal di testa, irritabilità e ansia. Uno stato di malessere generale che coinvolgeva corpo e psiche e che non mi abbandonava mai. Mai successo prima. Era il 2012 quando ho riscontrato per la prima volta i segnali dell’apnea notturna, una patologia cronica che disturba il sonno. Di giorno faticavo a concentrarmi, colpito da atroci emicranie e da acuti attacchi d’ansia. Speravo, ingenuamente, che con il tempo il problema scomparisse da sé. E invece la situazione, ahimè, non accennava a migliorare. Ho deciso quindi di rivolgermi a uno specialista della clinica San Rossore di Pisa, dove sono stato sottoposto alla polisonnografia, il metodo diagnostico per scovare l’apnea notturna. Risultato? È stato accertato che ne sono affetto in una forma rilevante. Mi hanno avvertito che avrei dovuto abbandonare le sigarette, abolire gli alcolici, bere molta acqua e seguire una dieta dimagrante. Solo così avrei ridotto il rischio di ipertensione e di aritmie del battito cardiaco che possono causare, nei casi più gravi, infarti e ictus. La verità? Mi sono attenuto solo in parte ai consigli dei medici. E la malattia si è accentuata. A luglio di quest’anno, il feroce peggioramento. Ero impegnato nelle riprese della terza edizione del reality Pechino Express quando mi sono accorto che i sintomi si erano acuiti. Mi svegliavo di notte boccheggiando, spaventato a morte. Il giorno dopo ero uno straccio. E, a quel punto, sono diventati più intensi anche gli attacchi di panico e di ansia con cui convivo da quando ho 18 anni. Un vero incubo.
Durante le vacanze in famiglia, poi, mi hanno riferito di avermi sentito russare e rantolare violentemente: ho capito che non potevo più sottovalutare il problema. Il medico mi ha consigliato di consultare un nutrizionista che ha elaborato un programma alimentare personalizzato per me, con pranzi equilibrati e cene leggere, finalizzato a farmi smaltire una ventina di chili. Quanto al fumo non sono ancora riuscito a smettere, ma mi contengo, limitandomi a quattro o cinque sigarette al giorno. Come accennavo, un altro fronte pericoloso per le apnee notturne sono poi gli alcolici. Per fortuna non ne ho mai bevuti troppi, giusto qualche buon bicchiere di vino ogni tanto. Ma ormai evito di cadere in tentazione perché ne pago subito le conseguenze: basta un paio di calici perché il giorno dopo mi senta depresso, stanco e nervoso. Per alleviare i sintomi mi hanno consigliato di dormire su un lato. Semplice a dirsi, meno a farsi soprattutto quando, come nel mio caso, si è abituati a stare supini! Per assumere la posizione suggeritami, quando pernotto in hotel, accendo al massimo l’aria condizionata: ho scoperto che il freddo mi fa rannicchiare. Ovviamente, non prendetemi come esempio!
Ho anche tentato di venire a capo dell’apnea notturna indossando il ventilatore CPAP, una maschera che copre il naso e la bocca: è efficace, ma davvero troppo scomoda! Dopo soli tre giorni mi sono arreso: per me, i benefici – seppur innegabili – non compensavano i disagi pratici e psicologici. Presto mi deciderò a fissare una visita con un otorino, come mi hanno raccomandato: fino a dicembre sono molto impegnato con la nuova edizione di Pechino Express, ma non voglio rischiare di compromettere la salute per il lavoro.
Ho intenzione di provare a usare il bite antirussamento, ovvero una placca che si pone tra le due arcate dentarie per ridurre frequenza e intensità del russare e delle apnee. Se non fosse sufficiente, ricorrerò in seguito all’intervento chirurgico. Ripensando alla mia esperienza, vorrei dare un consiglio ai lettori di OK: se familiari, partner o compagni di viaggio sottolineano che russate fragorosamente o che, durante il sonno, la vostra respirazione si arresta e poi riprende, rivolgetevi subito a uno specialista. Di rado chi soffre di questa patologia se ne accorge da solo, perché all’inizio non dà sintomi significativi.
Costantino della Gherardesca
Testimonianza raccolta da Nicole Cavazzuti per OK Salute e benessere ottobre 2014
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