La pillola contraccettiva, che le donne devono prendere ogni giorno, potrebbe presto diventare un reperto da museo. La nuova frontiera della contraccezione, infatti, è la lunga durata, che libera le donne dalle ansie quotidiane e dal rischio di dimenticanze potenzialmente «fatali».
Sbarca anche in Italia Nexplanon, il nuovo contraccettivo ormonale sottocutaneo: lo impianta il ginecologo appena sotto la cute del braccio, rimane posizionato per tre anni e non ci si deve più occupare, e preoccupare, della contraccezione.
E se si cambia idea, basta rimuoverlo. Nessun rischio, quindi, di dimenticare di prendere la pillola: cosa che, almeno una volta al mese, è successa a otto donne su dieci. Il contraccettivo sottocutaneo, due millimetri di diametro e quattro centimetri di lunghezza, con il solo progestinico, è insomma l’anticoncezionale per le donne italiane che vogliono essere libere dall’ansia della dimenticanza, dalla schiavitù dell’assunzione, consentendo una maternità programmata a lungo termine.
Il nuovo contraccettivo sottocutaneo, e un’indagine Gfk Eurisko sulle donne italiane, sono stati presentati a Roma in una conferenza stampa tutta al femminile: le professoresse Chiara Benedetto e Rossella Nappi, ginecologhe, la psicologa e scrittrice Gianna Schelotto e Isabella Cecchini di GfK Eurisko.
Si tratta di «un contraccettivo che utilizza l’etonogestrel, un derivato sintetico ad azione progestinica», spiega la professoressa Chiara Benedetto, direttore del dipartimento universitario di discipline ginecologiche e ostetriche dell’Università di Torino. «In termini più scientifici, l’etonogestrel è un metabolita attivo del desogestrel, progestinico di provata efficacia. Il contraccettivo non contiene estrogeni, elemento molto importante, e quindi può essere utilizzato anche dalle donne che presentano controindicazioni proprio all’uso degli estrogeni: dall’emicrania con aura al rischio cardiovascolare, trombotico, all’ipertensione grave non controllata con la terapia, al diabete complicato, all’obesità».
Il ginecologo, appositamente istruito, continua la professoressa Benedetto, «ha a disposizione un particolare applicatore. Il primo atto che compie è quello di inserire il dispositivo sotto la cute nella parte interna del braccio che può essere rilevato dalla donna in qualunque momento. E qui sta per tre anni, quando va cambiato. Se in questo periodo la donna decide di non avere più necessità di questo contraccettivo, torna dal ginecologo e si fa rimuovere l’impianto sottocutaneo con una modesta anestesia locale, senza lasciare una cicatrice».
Una svolta, insomma, rispetto all’assunzione della pillola «diventata, anno dopo anno, un gesto quotidiano», dice Gianna Schelotto, psicologa e scrittrice. «E come tutti i gesti quotidiani è diventato routinario con il pericolo, insito in ogni comportamento estremamente ripetitivo, di essere dimenticato. Il nuovo contraccettivo sottocutaneo, in pratica, interrompe il rito di assumere la pillola tutti i giorni, alla stessa ora, un impegno, un obbligo di dover fare qualcosa che si deve assolutamente fare».
Un capitolo a parte meritano le giovanissime. Spesso hanno un rapporto conflittuale con la contraccezione. Non se ne occupano o non la sanno gestire correttamente. «Tra le tante scadenze che una giovane donna deve affrontare quando comincia a vivere esperienze “adulte”», spiega Schelotto, «come un rapporto d’amore o le prime esperienze erotiche, la contraccezione può essere sentita come un impegno in più e, per questo, vissuta con l’ambivalenza che è così comune nella psicologia degli adolescenti. “Chiudere” il rapporto con la contraccezione, in un periodo fisso e limitato, può permettere un approccio più sereno alla sessualità e soprattutto può mettere al riparo da certe leggerezze dovute all’ottimismo della giovane età».
Fonte Agi.
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Ultimo aggiornamento: 13 aprile 2011