I selfie sono di gran moda, li fanno i personaggi famosi e anche le persone comuni. Quelli erotici, poi, sono sempre più frequenti. Come è cambiato il corteggiamento nell’era delle nuove tecnologie e dei social network? Abbiamo approfondito l’argomento con l’esperto di OK, Giuseppe Lavenia, psicologo, psicoterapeuta, specializzato in Terapia di coppia e della famiglia. È responsabile del centro clinico Salus e docente di Psicologia della salute e Nuove dipendenze dell’Università di Chieti (puoi chiedergli un consulto qui).
Il selfie è diventata pratica comune, ma che cosa rappresenta in realtà?
Il selfie è un po’ il “figlio” delle nuove tecnologie, uno dei tanti modi di esprimersi e rappresenta la difficoltà attuale di definirsi e di costruire una propria identità. Stiamo perdendo di vista il concetto di identità e tutto ormai è legato all’immagine, all’apparire, all’esserci soprattutto sui social network.
Il selfie, quello che un tempo si chiamava autoscatto, raggiunge tramite i social un notevole numero di persone, permette di apparire e dunque di esistere, ma quella condivisa è un’immagine virtuale, non reale che quasi sempre non ha niente a che vedere con ciò che siamo veramente.
Che cosa è cambiato con le nuove tecnologie?
Siamo tutti più insicuri, questo è indubbio. Dipendiamo dal giudizio degli altri, soprattutto gli adolescenti, e costruiamo la nostra autostima sui “like” che riceviamo. I commenti di oggi, le condivisioni, sono quelle che un tempo chiamavamo “conferme” ma che ricevevamo dagli amici, dalla società, con il faccia a faccia. Con il confronto diretto. Oggi questo confronto si è perso ed è stato sostituito dai commenti virtuali, ma l’autostima non ne ha tratto beneficio, anzi, perché non c’è possibilità di ribattere, di replicare. Siamo tutti più esposti al giudizio degli altri e dunque siamo diventati più vulnerabili.
Anche i selfie erotici sono sempre più frequenti…
L’approccio erotico è cambiato, così come è cambiato il corteggiamento. Prima si doveva vedere la persona per esserne attratti, conoscerla, notare un particolare o un dettaglio come il vestito o il colore degli occhi. Oggi si dà più per scontata l’immagine erotica, la tecnologia ha abbattuto il senso del pudore, il bombardamento mediatico di immagini allusive è costante.
I flirt in chat, amoreggiare on line e mandare foto erotiche permettono di costruire un’immagine di sé così come la vorremmo, ma senza mai esporsi e farsi conoscere veramente, tra noi e l’altro c’è sempre una barriera, un muro. Infatti, dal momento che incontriamo faccia a faccia il nostro amante di chat, spesso queste “relazioni” finiscono perché non soddisfano l’idea che ci eravamo fatti. Cade la magia.
Praticamente facciamo marketing di noi stessi?
Grazie alla barriera del pc o dello smartphone, apparentemente supero le mie insicurezze e il senso del pudore, divento più audace, più sicuro. Spesso i grandi corteggiatori virtuali sono nella realtà persone insoddisfatte o insicure, che non sanno gestire delle vere relazioni. Oppure sono persone che hanno bisogno di queste emozioni per sentirsi ancora vive, come la giovane madre di famiglia che fa la casalinga e non si sente più appagata e in chat si trasforma, diventa ciò che non è più.
I personaggi famosi utilizzano i selfie erotici come un’operazione di marketing, sono scatti studiati a tavolino per creare una certa immagine, le persone comuni fanno un po’ la stessa cosa, ma senza il fine economico o di carriera.
Quando diventa dipendenza?
La tecnologia da molti è vissuta come un antidepressivo, ci toglie dalla fatica di essere noi stessi, ed ecco che ritorniamo al tema dell’identità che è alla base di tutto. Se utilizziamo i selfie erotici come unica via di conquista, se non riusciamo a comunicare o a trasmettere ciò che proviamo o desideriamo se non tramite foto o chat allusive, allora c’è un problema di identità e di insicurezza. Non cercare il contatto reale perché altrimenti cadrebbe la fantasia, e mantenere soltanto relazioni virtuali, porta a un isolamento dal quale è difficile uscire senza l’adeguato aiuto e supporto psicologico.
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29/07/2015