Sessualità

Paolo Veronesi: i genitori educhino i figli all’autonomia

Il presidente della Fondazione Umberto Veronesi trae spunto dalla confessione di Cate Blanchett per lanciare un messaggio a tutti i genitori

Paolo Veronesi, presidente della Fondazione Veronesi, parla della resilienza e del rapporto tra genitori e figli e commenta per OK la confessione di Cate Blanchett su come ha superato i problemi di gioventù legati alla povertà della famiglia. Veronesi è professore associato di chirurgia generale all’Università Statale di Milano e direttore dell’unità di chirurgia senologica integrata allo Istituto europeo di oncologia di Milano.

C’è una forza mentale che emerge dalla mancanza, scrive Cate Blanchett nel numero di dicembre 2013 di OK. Io sono pienamente d’accordo e lo sperimento nella mia vita quotidiana di uomo e di medico. Frequentando molti giovani, anche come presidente della Fondazione Umberto Veronesi, mi accorgo che alle nuove generazioni sta accadendo in molti casi l’opposto dell’attrice australiana: l’assenza, o quasi, di stimoli, e la sensazione di avere già tutto a portata di mano, senza dover lottare per averlo, può rendere i ragazzi apatici e poco determinati a porsi e raggiungere obiettivi ambiziosi.

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Probabilmente una parte del disagio giovanile, dovuto in parte a un rifiuto del mondo adulto tipica dei ragazzi di ogni era, deriva anche dalla sensazione che i genitori abbiano già fatto tutto, e meglio, prima di loro e che dunque a loro non resti molto da conquistare. Anche Blanchett dice, infatti: «Diffido di chi ha tutto in partenza, soldi, agio, privilegi».

Non intendo affermare con questo che i ragazzi che nascono nell’agio sono sconfitti in partenza, ma che è importante che i genitori, e gli adulti in genere, si impegnino per mantenere sempre viva nei giovani la volontà di costruirsi prima di tutto un pensiero autonomo, e poi una vita autonoma, credendo nelle proprie capacità individuali. Spesso la crisi dei ragazzi è una crisi di fiducia in se stessi. A volte anche una crisi profonda può dare la forza mentale di cui parla l’attrice.

Nella mia attività di senologo – e dunque su ben altro fronte rispetto alla crisi di crescita dei giovani – ho incontrato molte donne che hanno fatto del cancro al seno un’occasione di rinascita personale. Ho capito che una diagnosi di tumore cambia la prospettiva da cui si guarda la vita e può obbligare una persona a ripensare a tutta se stessa e ai suoi rapporti più intimi.

È come se la malattia gettasse una luce diversa sul proprio io, mettendo in evidenza lati nascosti e oscurandone altri. E può accadere che la persona del dopo-malattia sia più forte, più vera, più sensibile, più equilibrata e consapevole di prima.
Noi medici lo osserviamo spesso sui pazienti, e anche a noi succede: per chi ha fatto della lotta al cancro la propria scelta di vita, non arrendersi di fronte alle difficoltà ma trarne forza e determinazione è un dovere che si rinnova ogni giorno.
Paolo Veronesi – OK Salute e benessere

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