«Per favore, non toccatemi i capelli!», esclama Javier Zanetti. «Sentirmi la zazzera in ordine mi dà sicurezza, se avessi un ciuffo fuori posto non mi sentirei bene. Sì, lo ammetto, è una mania».
Ecco la confessione del calciatore a OK e, a seguire, l’approfondimento di uno psicologo che spiega perché alcune persone, come Zanetti, non sopportano di farsi toccare la testa.
«No, io proprio con le chiome selvagge di Camoranesi, la fascia intorno ai capelli di Ronaldinho o i cambi di look di Ronaldo non c’entro proprio nulla.
Io ai miei capelli in ordine ci tengo. Anche in campo. Anche se gioco sotto a un temporale. Anche se corro in mezzo alle raffiche di vento. Tutti, persino i compagni di squadra e addirittura mia moglie, si chiedono come faccia Javier Zanetti a finire la partita sempre pettinato.
La verità è che curo molto la testa. Ogni mese una spuntatina dal mio barbiere di fiducia, a Como. Ogni mattina una lisciatina davanti allo specchio, ma giuro, solo con l’acqua. Non uso né gel, né creme, perché non sopporto di mettere nulla. Io sono uno preciso, in tutto, forse troppo, come dice mia moglie Paula. Sentirmi la zazzera a posto mi dà sicurezza. È una questione di immagine ma anche di carattere.
Neppure a mia moglie permetto di sfiorarmi la testa
È sempre stato così, anche quando ero piccolo. Intendiamoci: facevo tutte le cose che deve fare un ragazzino di 14 o 15 anni, ma con la mia acconciatura in ordine. Se avessi un ciuffo fuori posto non mi sentirei bene.
Sì, confesso, è una mania. Una cosa che non sopporto, per esempio, è che qualcuno mi passi le dita tra i capelli. Non può farlo nemmeno mia moglie.
Una volta un gruppo di tifosi, per festeggiarmi, mi abbracciò un po’ troppo calorosamente. Un paio di loro mi misero le mani sulla testa. O meglio, ci provarono: io dribblai subito l’assalto.
I miei compagni di squadra mi prendono in giro
I miei capelli sono parte integrante della mia identità. Se penso all’ipotesi di perderli… Incrocio le dita e mi auguro con tutto il cuore di no. Per fortuna, non ho calvi in famiglia, né mio padre né mio fratello.
Così non credo che avrò mai bisogno di un trapianto (sarebbe una tragedia farmi mettere il bisturi del chirurgo addosso), ma neanche di tutti quei prodotti rinforzanti che si usano adesso.
Se i compagni di squadra mi prendono in giro per la mia fissazione? Be’, negli spogliatoi non si risparmiano. Il più scatenato era Iván Zamorano, e pensare che è pure il padrino di battesimo di mia figlia. L’unico che mi capisce è Ricardo Quaresma, perché come me è sempre molto attento all’ordine dei suoi capelli. Mi sfottono, ma in tanti anni all’Inter nessuno s’è inventato un soprannome per me.
Solamente due persone al mondo hanno licenza di spettinarmi: mia figlia Sol, che è nata 2005, e il mio piccolo Ignacio, arrivato nel 2008. Posso fare uno strappo alla regola anche per i bambini della Fondazione Pupi, che io e mia moglie abbiamo fondato per assistere i bimbi poveri di Buenos Aires.
Per il resto sono gentile ed educato, ma per favore non toccatemi i capelli».
Javier Zanetti (testo raccolto da Barbara Rossi per OK La salute prima di tutto di febbraio 2009)
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L’APPROFONDIMENTO DELLO PSICOLOGO
LA MANIA DEI CAPELLI
«I capelli rappresentano, insieme al volto, il biglietto da visita con cui ci si presenta agli altri», spiega Giorgio Rezzonico, ordinario di psicologia clinica presso l’Università di Milano Bicocca.
«L’esigenza di mantenerli sempre in ordine, mai spettinati o fuori posto, manifesta il desiderio di mostrarsi come persone costanti, affidabili, coerenti e tenaci. Invece la mania di non volersi far toccare la testa potrebbe essere ricondotta a una delle caratteristiche proprie della personalità evitante».
• Che cos’è la personalità evitante. Tratti di personalità evitante si ritrovano in circa un terzo della popolazione mondiale. Sono persone, tante, che mostrano difficoltà a gestire il contatto fisico, che si tratti di un contatto con un estraneo o anche di una carezza sulla testa o di un abbraccio dati da un amico o da un parente, quindi da gente conosciuta.
Specie nei momenti di picchi emotivi, il fatto di essere toccate inibisce queste persone perché sentono di non poter controllare la reazione del proprio corpo.
• Come si manifesta. In genere chi ha questo tipo di personalità prima di comunicare un’emozione elabora con la razionalità quello che sente. Di norma si tratta di persone che si trovano a loro agio con l’abitudine, la ripetizione e l’ordine. Sono anche molto prudenti nell’instaurare rapporti con estranei.
• Quando diventa una patologia. «Un posto a parte merita il disturbo evitante di personalità (ma non è certo questo il caso di Javier Zanetti), contrassegnato da forte inibizione sociale, sentimenti di inadeguatezza e ipersensibilità al giudizio negativo altrui, che conducono a evitare quasi del tutto le interazioni sociali e le situazioni che potrebbero creare imbarazzo», conclude Rezzonico. «In questi casi è meglio consultare lo specialista, che potrebbe consigliare un ciclo di sedute di psicoterapia, per esempio a indirizzo cognitivo-comportamentale».
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