In campo disegna traiettorie precise al centimetro e detta i tempi ai compagni. In casa, il gossip gli ha attribuito la stessa meticolosità: pare che il calciatore David Beckham (che soffre di asma: leggi) controlli che tutto sia al posto giusto, perfino che le lattine siano allineate dentro al frigorifero.
Quello che terrorizza il campione è il disordine. Un letto disfatto, un lavandino pieno di piatti sporchi, i cuscini fuori posto sul divano creano nei soggetti come lui una repulsione che può essere insopportabile.
L’ataxofobia è la paura della confusione
«Si chiama ataxofobia, dal greco ataxia, che significa confusione: è un aspetto del carattere che dipende dalla predisposizione genetica ma che può anche essere accentuato dal contesto sociale», spiega lo psichiatra Claudio Mencacci, primario del Fatebenefratelli di Milano. «Riguarda circa una persona su venti e non è di per sé una malattia (anche se può diventarlo)».
Un ataxofobico è un individuo preciso, puntuale, uno che quando prende un impegno lo porta a termine. In una parola, un perfezionista. Però non è semplice andarci d’accordo perché non riesce a passare nemmeno sulla più piccola delle imprecisioni e tende a essere un rompiscatole.
«Quando la volontà di controllare tutto e tutti attorno a sé assume i connotati di un tormento, si parla di disturbo ossessivo compulsivo (doc)», dice Mencacci. Chi ne soffre non riesce a condurre una vita normale, fissato com’è su problemi che per gli altri non hanno alcuna rilevanza: la paura che una porta non sia ben chiusa, che la luce del frigorifero non si spenga, che il rubinetto sgoccioli… Preoccupazioni irrazionali che obbligano a passare ore a controllare che tutto sia in regola.
Bisogna imparare a essere più tolleranti
Per non arrivare a questi estremi, chi ha problemi di relazione a causa della propria inflessibilità deve prendere provvedimenti. Per esempio, imponendosi di tollerare il disordine degli oggetti, dapprima nella sfera casalinga e poi in quella lavorativa, cominciando dalle piccole cose come un quadro storto per arrivare fino alla propria scrivania.
La seconda mossa è passare sopra le piccole inadempienze di parenti e conoscenti: la sorella che arriva in ritardo a cena, un amico che si dimentica di riportare un libro prestato e così via, fino ad arrivare all’accettazione del fatto che non tutto può essere totalmente sotto controllo.
Se il fai da te non funziona, ci vuole una psicoterapia di tipo cognitivo comportamentale, che porta gradualmente il paziente a confrontarsi con ciò che scatena la sua fobia oppure, nelle situazioni più complesse, uno psichiatra che prescriva una cura a base di farmaci serotoninergici.
Massimo Valz Gris – OK La salute prima di tutto
Ultimo aggiornamento: 20 aprile 2010