Un difetto fisico può diventare un’ossessione. Oppure può essere accettato e superato: ecco come.
• I consigli dello psicologo. «Non nascondere, ma avere coscienza e cercare di valorizzare il proprio difetto, anche con l’ironia, è la prima regola», consiglia Roberto Pani (puoi chiedergli un consulto), associato di psicologia clinica all’Università di Bologna. «Bisogna abbandonare l’idea che la perfezione fisica sia garanzia di successo, rinunciando a voler piacere a tutti e a ogni costo. Siamo più del naso troppo lungo o delle rughe sulla fronte. Siamo simpatici, altruisti, intelligenti o quant’altro. E chi è incapace di cogliere la ricchezza della nostra complessità non deve essere degno della nostra attenzione. A volte, però, l’insoddisfazione per l’aspetto fisico è legata a un’insicurezza psicologica. In questi casi, nemmeno un intervento di chirurgia estetica risolverà il fastidio per il proprio fisico».
• L’insicurezza adolescenziale. «Un eventuale imbarazzo per il corpo culmina durante l’adolescenza, in cui è molto comune sentirsi brutti», spiega Pani. «Spetta ai genitori abituare i figli a considerare poco importanti le imperfezioni, come una parte di sé con cui convivere».
• I modelli imposti dalla società. «Soffre di complessi anche l’adulto che non riesce ad accettarsi se non attraverso l’approvazione degli altri, convinto che i suoi difetti possano diventare un ostacolo in amore e nella carriera», prosegue lo psicologo. «Si tratta di persone che hanno una struttura del sé piuttosto debole, influenzate dai modelli di perfezione imposti dalla società: attori bellissimi, modelle magrissime e via così».
• La dismorfofobia. A volte dietro il rifiuto del proprio corpo c’è una psicopatologia. «Si chiama dismorfofobico chi ritiene che un limite estetico, percepito o reale poco importa, sia alla base di tutti i suoi problemi relazionali e sociali», dice Pani. «Per questa ragione non è in grado di accettarsi e arriva a odiare il proprio fisico. Il rischio è che questo malessere superficiale nasconda un dolore profondo, in grado di paralizzare la vita quotidiana: non si va in spiaggia perché non si vogliono mostrare gambe troppo grosse, non si mettono i sandali perché i piedi fanno ribrezzo. In questo caso può essere utile un ciclo di psicoterapia cognitivo-comportamentale, che mira a modificare l’atteggiamento del paziente».
Francesca Gambarini – OK La salute prima di tutto
Ultimo aggiornamento: 10 agosto 2010