Le terapie per le emorroidi variano da paziente a paziente. «Vanno a braccetto con la diagnosi. Come recitano le linee guida della Società italiana di chirurgia colo-rettale, bisogna procedere a seconda dei livelli», spiega Maurizio Gentile, responsabile dell’unità di colonproctologia all’Università Federico II di Napoli.
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PRIMO GRADO
Per emorroidi di primo grado (all’interno del canale anale) si può consigliare semplicemente una correzione del regime alimentare. Le terapie per le emorroidi di questo tipo possono prevedere anche una regolare attività fisica, evitando sforzi eccessivi.
SECONDO GRADO
Sono di secondo grado quando escono dal canale anale e rientrano spontaneamente. Una dieta ad hoc è consigliabile se non compaiono grandi fastidi e gli episodi di sanguinamento sono solo saltuari. Se i sintomi sono pesanti, invece, si può ricorrere a cure ambulatoriali.
• Legatura elastica
Distruzione del tessuto emorroidario con un laccetto di gomma posizionato alla base del nodulo, in grado di impedire la circolazione del sangue. Cade dopo quattro-sette giorni e occorrono più sedute.
• Iniezione locale di sostanze sclerosanti
Lo specialista inietta una miscela di olio di mandorle dolci e fenolo al 5% in ciascun nodulo. Questo provoca una reazione infiammatoria e la chiusura dei vasi.
• Dearterializzazione doppler guidata
Si utilizza uno strumento assolutamente indolore che emette ultrasuoni e permette di individuare i vasi giusti da legare. In questo modo permette alle emorroidi di decongestionarsi. Questo intervento è usato anche per emorroidi più gravi.
TERZO-QUARTO GRADO
Se le emorroidi sporgono dal canale anale e rientrano solo con un’apposita manovra (o non rientrano affatto), siamo di fronte al livello più alto. In questo caso, è necessario intervenire chirurgicamente e i tipi di operazione sono sostanzialmente tre:
• emorroidectomia semplice
• tecnica di Longo. Si usa un particolare strumento chirurgico, la suturatrice meccanica circolare o ‘stapler’. Questo intervento riposiziona le emorroidi all’interno del canale anale, accorciando il rivestimento mucoso interno del retto, operando una sorta di ‘lifting’. La suturatrice, introdotta per via transanale, è in grado di asportare un cilindro di mucosa di circa tre-quattro centimetri e di suturare contemporaneamente i bordi, applicando una serie di piccole graffette metalliche, il tutto in tempi brevissimi. Questo intervento viene eseguito in anestesia locale con sedazione o in anestesia spinale o loco-regionale con una puntura lombare;
• dearterializzazione doppler-guidata
FONTE: Società Italiana di Chirurgia Colorettale