Quando scoppia il temporale inizi a tremare? Non sei solo: capita anche alla cantante Madonna. La paura dei tuoni si chiama brontofobia (dal greco bronte, tuono). Se il fastidio è riferito soprattutto ai lampi, invece, si parla di astrapofobia (dal greco astrape, fulmine).
«In parte è un timore realistico che risale alla notte dei tempi, quando gli uomini si rifugiavano nelle caverne per ripararsi dalle intemperie», spiega Francesco Saverio Ruggiero (puoi chiedergli un consulto), dirigente psichiatra della Asl 2 di Caserta. «E proiettavano questa paura nella religione: era proprio la saetta l’arma principale di Zeus, il padre degli dei, per punire chi trasgrediva le regole».
Tutti i bambini chiamano la mamma nelle notti di tempesta, per farsi rassicurare. Ma ci sono adulti, come Madonna, che continuano a sentirsi indifesi davanti a tuoni e lampi. Come se avessero ancora bisogno di essere protetti dai genitori. «Sono persone che di solito non hanno risolto l’ansia da separazione, cosa che di norma avviene all’età dell’ingresso alla scuola materna o elementare, quando si scopre il mondo esterno alla famiglia», continua Ruggiero. «Oppure individui che hanno bisogno di controllare tutto: spesso esigono da se stessi e dagli altri un ordine ossessivo e non tollerano, perciò, eventi atmosferici che non padroneggiano».
I sintomi della brontofobia? Tachicardia, sudorazione, fino agli attacchi di panico, nei casi più gravi. Di solito la fobia si protrae da quando si è bambini, ma può anche insorgere a 50 anni, in seguito a uno stress legato a un evento atmosferico specifico: trovarsi su una nave in tempesta o essere feriti da un ramo caduto sotto la pioggia battente.
La musica copre i boati
Che fare? «Se la crisi accade una decina di volte l’anno, basta distrarsi ascoltando musica (lo stereo e non la radio, durante un temporale è meglio spegnere gli apparecchi dotati di antenne)», consiglia lo psichiatra. Le note permettono di non concentrarsi sui rumori dei tuoni e di rilassarsi.
Il ricorso allo specialista è indicato quando la brontofobia interferisce troppo con la vita quotidiana. Per esempio, se la persona che ne soffre inizia a evitare trasferte di lavoro «per paura che là piova troppo», boicottando opportunità di carriera. O se elimina vacanze in località particolarmente soggette a piovaschi. O se vive nella costante preoccupazione che il temporale possa scoppiare in qualsiasi momento e tende a tapparsi in casa e a chiudere le tapparelle alla prima nuvola. Allora è indicata una psicoterapia cognitiva, che dura un anno circa. Possono essere prescritti anche farmaci ansiolitici, come le benzodiazepine.
Gilda Lyghounis – OK La salute prima di tutto
Ultimo aggiornamento: 12 agosto 2011