Bambini

Logopedia: come il gioco aiuta la parola

«Il gioco è il principale canale di relazione che si può instaurare con un bambino piccolo» spiega l'esperta di OK Tiziana Rossetto «e possiamo utilizzarlo per intervenire sui disturbi del linguaggio».

Sono 700mila i bambini colpiti ogni anno dai disturbi del linguaggio, e molti – non diagnosticati – sono figli di genitori stranieri. Ma con il gioco si può guarire: parola di logopedista. Ed è stato proprio questo il tema del nono congresso europeo che si è svolto a Firenze dal 7 al 9 maggio, in contemporanea con l’undicesimo congresso nazionale della FLI (Federazione dei Logopedisti Italiani). Abbiamo fatto il punto della situazione su un argomento che interessa 5 milioni di italiani, tante sono infatti le persone, non soltanto bambini, che necessitano di cure logopediche, con la presidente della FLI Tiziana Rossetto, logopedista presso il Servizio di neuropsichiatria infantile dell’Assl 10 Veneto orientale puoi chiederle un consulto qui).

Quali sono i più comuni disturbi del linguaggio nei bambini e come si manifestano?

Gruppo San Donato

I più comuni disturbi di linguaggio dell’età evolutiva sono i ritardi specifici di linguaggio, che avvengono senza la presenza di altre turbe e che hanno una gamma di gravità decrescente. Si va dal mancato sviluppo del vocabolario, all’inventario di suoni non acquisito nelle fisiologiche tappe di sviluppo ormai condivise, anche se c’è molta variabilità. Ci sono anche compromissioni dello sviluppo grammaticale e frasi poco evolute, un tipo di linguaggio comprensibile solo ai famigliari (di solito la madre) e a volte problemi anche di comprensione linguistica.
Prevalentemente i DSL (Disturbi Specifici del Linguaggio) colpiscono i maschi e all’origine di questi disturbi ci possono essere una predisposizione genetica e famigliare. Spesso i soggetti che soffrono di DSL sono più irritabili e instabili proprio a causa di una difficoltà di comunicazione.

Il gioco come terapia: perché è efficace?

Il logopedista effettua il suo programma riabilitativo in età evolutiva tramite il gioco perché è questo il principale canale di relazione che si può instaurare con un bambino piccolo. L’interesse del bimbo è di mettersi in contatto con simili alla pari o con adulti diversi dai genitori, e il gioco viene utilizzato per comunicare.
È importante lavorare in sinergia con la famiglia e con gli insegnanti perché sono questi i principali contesti di vita del bambino dove trova i suoi riferimenti affettivi e sociali. L’interazione e la proposta dei giochi non devono essere mai casuali, ma devono rientrare in piani di azione che il logopedista ha bene in mente per ottenere degli obiettivi terapeutici.

Nella pratica, come si attua?

Quasi tutti gli approcci hanno come primo punto quello di stabilire una relazione di fiducia tra il logopedista e il bambino, con l’obiettivo di usare le parole per avere altre parole.
Un primo esempio è di presentare al bambino un repertorio di suoni onomatopeici come i versi di animali, i suoni conosciuti di mezzi o strumenti sonori (ambulanza, telefono). In questo caso il bambino è attirato dal suono onomatopeico, che quasi sempre è di facile produzione perché corto, poco complesso e piacevole da abbinare a giochi con animali di peluche, pupazzi, mezzi di trasporto, strumenti musicali contestualizzati in scene o ambienti dove si possa ricreare un’azione.
Per i bambini più grandi, di quattro e cinque anni, invece andiamo a rinforzare le loro capacità di produzione, ma anche di riconoscimento delle componenti delle parole. A questa età si utilizzano le “tombole sonore” ovvero si denominano coppie minime come pollo-bollo, sacco-tacco, lana-rana, e si gioca con le tombole sonore che riproducono queste coppie minime, facendo comprendere l’errore di pronuncia quando il bambino capita nella casella (ad esempio lana al posto di rana).
Questo è un modo per creare un “conflitto cognitivo” che trascina il bambino alla comprensione della corretta produzione e assegnazione del giusto fonema nella sua espressione che caratterizza il Disturbo Specifico di Linguaggio.

Come si riconosce un disturbo del linguaggio in un bambino?

Bisogna premettere che di solito un genitore si accorge subito se qualche cosa in suo figlio non va a livello di linguaggio, soprattutto se ha già avuto altri figli. Dai 16 ai 20 mesi ci deve essere un vocabolario minimo di circa 50 parole, che il bambino utilizzerà in seguito per formare delle frasi. Se da zero a due anni, periodo durante il quale dovrebbe iniziare a comunicare, il bambino non guarda negli occhi, è assente e poco ricettivo, e il suo vocabolario molto limitato, allora occorre chiedere un consulto a un professionista. L’intervento tempestivo è fondamentale per prevenire disturbi più gravi del linguaggio ed evitare che entri nella scuola materna “penalizzato”, con il rischio di non essere capito dai suoi coetanei. Questa carenza si potrebbe esprimere in isolamento e frustrazioni che minano l’autostima, dando vita a scoppi d’ira o aggressività a un primo impatto inspiegabili.
È anche importante riconoscere il disturbo nei bambini figli di immigrati, e non sottovalutarlo pensando che sia legato a un problema prettamente linguistico.

Quali sono le linee guida e i punti fondamentali emersi durante il congresso europeo?

Entrambi i congressi, sia quello nazionale sia quello europeo, ai quali hanno partecipato logopedisti da tutto il mondo, hanno avuto come parola chiave “efficacia”, rivolta a una disciplina, quella della Logopedia, che si fonda sempre di più su evidenze scientifiche. Essere efficaci vuol dire essere appropriati nelle cure e avere risultati quantificabili ed evidenti. A tale scopo, in Italia, servono professionisti preparati e quindi una formazione sempre più qualificata, equiparata al resto del mondo. La richiesta rivolta al Ministero dell’Università è di dare il via alle lauree specialistiche e di abilitare il Logopedista dopo cinque anni di studio, come avviene in Francia e in gran parte del mondo.

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