Dal disastro nucleare di Chernobyl all’incidente della petroliera Exxon Valdez, fino all’esplosione dello shuttle spaziale Challenger: non è un caso che dietro ad alcune delle peggiori catastrofi degli ultimi anni ci sia la mancanza di sonno. Un cervello poco riposato, infatti, è meno capace di prendere decisioni nelle situazioni di emergenza: lo dimostra uno studio della Washington State University, pubblicato sulla rivista Sleep.
I ricercatori sono riusciti per la prima volta a simulare in laboratorio l’effetto della carenza di sonno in momenti critici in cui bisogna prendere decisioni con un alto grado di sorveglianza. Si è così visto che in situazioni di crisi, medici, paramedici e militari privati del sonno prendono decisioni dagli effetti catastrofici.
«Con un semplice test di laboratorio siamo riusciti a catturare l’aspetto essenziale del dover decidere nel mondo reale – spiega John Hinson, uno dei ricercatori – e cioè quello di adattarsi alle nuove informazioni che possono arrivare nel momento in cui cambiano le circostanze». Non importa, dunque, quanto una persona voglia prendere la decisione giusta, conclude lo studio: la privazione di sonno spinge il cervello a non usare in modo efficace le nuove informazioni che arrivano in una situazione di crisi, non adattandosi alle circostanze e commettendo errori.
La storia recente, del resto, ce ne aveva già dato esempio. Nel caso dell’incidente a Chernobyl, avvenuto durante un turno di lavoro notturno, è stato riportato che gli ingegneri fossero al lavoro da oltre 13 ore. Nel caso dello shuttle Challenger, alcune dei manager della Nasa avevano dormito solo due ore. Anche nel caso della petroliera Exxon Valdez c’erano sempre ufficiali al comando privi di sonno da molte ore.