In Italia il rischio di entrare in contatto con l’acaro della scabbia è basso ma cresce nel corso di viaggi, soprattutto verso luoghi molto affollati e poco igienici. Ecco cosa fare quando compare l’incessante prurito: il focus di Luigi Naldi (puoi chiedere qui un consulto), dermatologo dell’Azienda ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo e direttore del Centro studi del Gruppo italiano studi epidemiologici in dermatologia (Gised).
La scabbia è un’infestazione della cute causata dall’acaro Sarcoptes scabiei. Si tratta di un parassita capace di annidarsi sotto la pelle e deporre le sue uova in cunicoli che appositamente scava. La scabbia è molto più diffusa in aree sovraffollate, povere e dove c’è scarsa igiene. La sua prevalenza è più elevata in alcuni paesi del Sud America, nelle isole del Centro America e in Africa.
SINTOMI_ Il sintomo principale è un prurito diffuso e insistente su tutto il corpo. Il fastidio diventa più acuto di notte ed è legato essenzialmente a un’ipersensibilità ai prodotti proteici dell’acaro contenuti anche nelle feci del parassita. Inoltre, la scabbia si manifesta attraverso alcune lesioni sulla pelle:
- cunicolo della scabbia: è la lesione più caratteristica, che consiste in una linea di pochi centimetri, di colorito grigiastro e con una specie di vescicola all’estremità. In genere, questo tipo di lesione compare tra le dita delle mani, sui polsi e non frequentemente anche sul tronco.
- noduli della scabbia: sono piccole rilevatezze rossastre che hanno una localizzazione tipica nelle ascelle e nella zona genitale. Nei bambini possono apparire sul palmo delle mani o sulla pianta dei piedi.
- lesioni variabili non specifiche: sono lesioni ‘da grattamento’ e altre lesioni che ricordano quelle dell’eczema e dell’orticaria.
CAUSE_ La scabbia si trasmette tramite un contatto stretto con la persona infestata e, più raramente, entrando in contatto con gli oggetti della persona contagiata. Negli adulti, il più delle volte, il contagio avviene per via sessuale.
DIAGNOSI_ La diagnosi della scabbia avviene a seguito di un attento esame clinico. Per una conferma dell’avvenuta infestazione viene effettuato un prelievo di un piccolo campione di pelle proveniente dalla zona del cunicolo o dai noduli. Al microscopio è possibile osservare la presenza o meno dell’acaro o delle sue uova.
TRATTAMENTI_ La prima cosa da fare è tenere all’aria in un locale chiuso per un giorno intero tutti gli effetti personali: dagli indumenti alle lenzuola, fino al materasso. Questa misura è sufficiente e non serve bollire nulla. Le persone contagiate, e in via precauzionale anche coloro che sono entrati in contatto con loro, devono prima fare un bagno: è raccomandabile frizionare intensamente tutta la pelle per eliminare le squame superficiali. In seguito si possono utilizzare delle apposite creme. Oggi il trattamento standard consiste nello spalmare su tutto il corpo la crema di permetrina al 5% e lasciare che agisca una notte intera oppure dalle 8 o 12 ore. In buona parte dei casi una sola applicazione è sufficiente o, anche per chi sta seguendo il trattamento per via cautelativa, per eliminare il rischio di infestazione. Prudenzialmente, si raccomanda, in genere, di eseguire una seconda applicazione a distanza di una settimana dalla prima. In alternativa alla permetrina ci sono altri prodotti: il lindano, che però è neurotossico; il malathion o il benzile benzoato, che sono irritanti. Spesso capita che, dopo aver eliminato la scabbia, il prurito perduri a causa dell’ipersensibilità sviluppata. In questo caso è consigliabile l’utilizzo di cortisonici e antistaminici. Non ci sono, invece, indicazioni di un legame con l’alimentazione.
(da OK Salute e benessere – febbraio 2015)