Muove le dita su suggerimento del cervello, è morbida come una seconda pelle ed è sensibile al tatto: è questo il futuro prossimo della mano artificiale che con il progetto My-HAND (Myoelectric-Hand prosthesis with Afferent Non-invasive feedback Delivery) della Scuola Superiore Sant’Anna consentirà il recupero delle funzioni sensoriali e motorie a chi ha subito l’amputazione della mano. E questi pazienti non dovranno attendere molto, visto che la protesi hi-tech è pronta per la fase di sperimentazione e i ricercatori dell’Istituto di BioRobotica pisano stanno solo aspettando le proposte di aziende che la produrranno a costi contenuti, non supereranno il prezzo di uno smartphone all’ultima moda, assicurano.
Come funziona la mano bionica made in Italy
«La mano utilizza tre motori elettrici e un pollice opponibile, per afferrare oggetti di varia forma e peso differente», spiega Marco Controzzi che ha guidato il team di bioingegneri. «Un’altra novità tecnologica particolarmente rilevante consiste in un meccanismo inventato all’Istituto di BioRobotica, oggetto di brevetto internazionale, che, con un solo motore, consente la rotazione del pollice o la flessione dell’indice in maniera alternata. Questa possibilità garantisce l’esecuzione di tutte le prese senza influire sul peso ma garantendo un’elevata robustezza». Tra i limiti delle attuali protesi meccaniche per la mano è, infatti, la manipolazione che è difficile da riprodurre in modo simile a quella fisiologica.
Non si va in sala operatoria
Un altro ostacolo superato è quello dell’intervento chirurgico: la protesi MyHAND può essere indossata senza che il paziente passi dalla sala operatoria e l’interazione tra elettrodi e sensori artificiali riproduce correttamente i segnali nervosi che corrono attraverso i muscoli quando si eseguono i movimenti. Infine, grande attenzione è stata data all’estetica e al design, sviluppato in collaborazione con i designer del DARC Studio di Roma, e la mano bionica pesa meno di mezzo chilogrammo, polso compreso. «È una protesi da esibire e non da nascondere», sintetizza Christian Cipriani, docente all’Istituto di BioRobotica e coordinatore del progetto da oltre 400mila euro. Avviato nel marzo 2012 e reso possibile dai finanziamenti del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, MyHAND potrebbe rappresentare il futuro per i 2.000 nuovi casi di amputazione della mano l’anno che si registrano in Europa.
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