Anche se in Italia sono stati segnalati casi di dengue, non c’è motivo di allarme nel nostro Paese. Stando a quanto riportano le notizie ufficiali, gli ultimi episodi – il più recente nella zona di Mantova – seguono lo stesso copione: i pazienti erano tutti di rientro da un viaggio fuori dai confini europei. Le prime manifestazioni di malessere sono comparse dopo il periodo di incubazione del virus, tra i 3 e i 14 giorni dopo la puntura della zanzara che veicola l’infezione.
Non c’è rischio di contagio da uomo a uomo
La febbre dengue non si trasmette da uomo a uomo per via diretta. L’unico vettore è proprio la specie Aedes aegypti (in qualche caso può essere coinvolta un’altra specie, la Aedes albopictus). Si tratta di una zanzara tropicale che si diffonde maggiormente con alte temperature, piogge abbondanti, pozze o acquitrini ristagnanti nelle aree con urbanizzazione poco controllata. Per questo anche in Italia, sebbene non esista un reale pericolo, la prassi prevede una disinfestazione totale delle aree circostanti i casi segnalati, come stato già messo in atto in questi giorni.
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Quali sono i sintomi?
L’infezione, quindi, è trasmessa mediante il morso di una zanzara che trasporta in virus. Dopo il periodo di incubazione, possono comparire sintomi quali:
- febbre,
- forte mal di testa,
- dolore dietro gli occhi,
- dolori muscolari e articolari,
- sfoghi cutanei.
- Nei casi più gravi o non tempestivamente diagnosticati, possono subentrare complicanze anche letali.
L’unica possibilità è prevenire il morso della zanzara
Ad oggi non esiste un vaccino per la dengue, perché ne esistono almeno quattro virus e sierotipi diversi (DEN-1, DEN-2, DEN-3 and DEN-4). L’unica profilassi, quindi, è quella di proteggersi dalle punture di zanzare. L’incidenza della dengue è cresciuta nelle ultime decadi in diverse aree, in particolare America, Sud-est asiatico e aree del Pacifico occidentale. Stime attuali contano 390 milioni di casi di infezione l’anno.
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Nella stragrande maggioranza dei casi il decorso è benigno
Se diagnosticata e trattata in tempo, però, l’infezione ha decorso benigno, si risolve nell’arco di una settimana e il rischio di mortalità scende sotto l’1 per cento. Per questo gli specialisti raccomandano sempre di prestare attenzione alla comparsa di qualsiasi sintomo, anche il più banale, al rientro da un viaggio in mete lontane. Anche se si tratta solo di qualche linea di febbre, meglio rivolgersi al medico.
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