Il giornalista economico Oscar Giannino, conduttore della trasmissione Nove in punto su Radio24, confessa a OK di aver avuto un tumore alla colonna vertebrale. Ecco il racconto del promotore del manifesto Fermiamo il declino su OK di dicembre, in edicola dal 23 novembre.
«C’è chi pensa che sia un vezzo ma il bastone, purtroppo, mi serve sul serio. A casa ho una ricca collezione di splendidi bastoni, ne avrò circa una trentina, ma quelli che poi uso per camminare nella vita di tutti i giorni sono solo due. Si tratta di bastoni da deambulazione, che hanno delle caratteristiche di sopportazione dinamica degli sforzi molto precise. Innanzitutto sono ultraleggeri, perché sono in titanio, poi supportano un carico importante e infine hanno un’impugnatura anatomica che è un aspetto fondamentale. Se usi sempre il bastone, infatti, solleciti molto anche la muscolatura e i nervi della mano su cui ti appoggi, e quindi il classico bastone da passeggio, in legno con il tradizionale pomolo tondo o ricurvo, non va assolutamente bene.
Ho subito una serie di interventi
Il bastone è entrato a far parte della mia vita e del mio look dopo il 2003. Quell’anno ho avuto un problema molto serio di salute alla colonna vertebrale. Mi hanno diagnosticato un tumore alla spina dorsale e a Roma ho subito alcuni interventi con tecniche non invasive, per arginare l’avanzata della malattia e cercare di limitare i problemi, pressoché inevitabili, di coordinamento motorio agli arti inferiori. Le cure hanno funzionato e il problema è stato limitato, ma ogni tanto può capitarmi una disconnessione neuromotoria con la parte muscolare alta della gamba destra. Per affrontare questi possibili episodi, che potrebbero farmi cadere e rompere tutto, da anni cammino aiutandomi con il bastone.
Ad aggiungersi a questo problema di deambulazione, c’è stata anche una brutta caduta avvenuta nel maggio dell’anno scorso a casa di mia moglie Margherita. Ero sulle scale del suo appartamento di Roma, sono scivolato e mi sono rotto il ginocchio sinistro. La rotula si è frantumata e mi sono fatto operare all’Istituto ortopedico Galeazzi di Milano. I chirurghi hanno innestato un cerchiaggio metallico di raccordo che, nel frattempo – per due calci dati durante una contestazione davanti all’Università Statale di Milano – mi è saltato. So già che nei prossimi mesi dovrò tornare sotto i ferri… Da troppo tempo rinvio per mia colpa.
Nel frattempo i muscoli dei miei arti inferiori si sono ridotti di molto, e invece di impegnarmi in un programma di riabilitazione mi trascuro, continuando nella mia vita densa di appuntamenti di lavoro. Sono certo, lo stesso professor Riccardo Accetta, che mi ha operato, mi direbbe che sono un irresponsabile, come fa ogni giorno mia moglie. Margherita ancora oggi mi insegue ridendo con il bastone e mi dice che sono un marito inadempiente!
Per evitare un’ulteriore atrofia muscolare della gamba sinistra, mi è stato consigliato di provare a camminare il più possibile senza aiutarmi con il bastone. E visto che non faccio esercizi di riabilitazione in modo costante, come invece dovrei fare, in questi mesi sto cercando di seguire le indicazioni e di fare a meno del bastone. Certo, rischio ogni tanto di cadere e spaccarmi tutto, ma tento di non farlo… Per il momento, quando è accaduto, ho evitato guai. Cerco, insomma, di stare attento.
La mia vita scandita dalle visite
La mia vita è scandita da controlli e visite specialistiche, ma ormai ci sono abituato. Tutto è cominciato molti anni fa, nel 1982, con un adenoma allo stomaco, un tumore benigno non curato prima della sua degenerazione, per fortuna lieve. Colpa mia, tanto per cambiare. Il fatto è che poi mi hanno trovato altre cellule cancerose nel sistema linfatico, producendo altri problemi in altre forme. La forma più grave è stata quella del tumore alla spina dorsale, che mi ha tenuto ricoverato per quasi dieci mesi in ospedale, ma è da anni che sono sotto controllo per evitare ricadute.
Può capitare che ogni tanto i marker tumorali salgano e si debbano fare immediate analisi ed eventuali terapie, ma l’ho accettato. Del resto, non ci sono alternative. Ormai vado ai controlli con estrema tranquillità: dopo quello che ho passato, va bene tutto. Diciamo che sono sufficientemente sereno.
Sono un piccolo combattente
Ammetto che in questi ultimi anni è andata sempre meglio. In passato, visti i miei gravi problemi di salute, non ho mai voluto impegnarmi in una relazione duratura. Pensavo che fosse un gesto di responsabilità nei confronti di chi mi stava accanto, e sicuramente ho fatto anche del male a chi mi amava. Ma in quel momento mi sembrava giusto non coinvolgere troppo il prossimo. Poi, quando sono stato meglio, ho iniziato a sentirmi disponibile a una storia importante e ho incontrato Margherita, la donna che ho sposato e con cui condivido un progetto di famiglia. Con lei la prospettiva è radicalmente cambiata. Ora sono fortissimamente motivato a stare ancora meglio.
Per la mia esperienza personale sono convinto che l’attitudine psicologica sia un fattore molto importante, anche se è chiaro che non è decisiva, per affrontare il male. Io mi definisco un piccolo combattente: sono andato via di casa giovanissimo, affronto da anni questa malattia e sono diventato anche volontario tra i giovani pazienti terminali all’ospedale San Pietro di Roma. Per anni ho trascorso ore indimenticabili con questi ragazzi, magari leggendo insieme a loro stralci di libri che poi commentavamo e da cui emergevano pezzi della loro vita vissuta. Si sono instaurate delle relazioni incredibili, al di là della contingenza della vita quotidiana: relazioni che si sono sviluppate in una sorta di astrazione e che hanno raggiunto livelli di profondità inimmaginabili per chi non le ha mai vissute. Considero la mia esperienza di volontario, dopo la mia famiglia, l’arricchimento più profondo che ho avuto in tutta la mia vita».
Oscar Giannino
(confessione raccolta da Francesca Del Rosso per OK Salute e benessere di dicembre 2012)