I microinfusori sono piccoli apparecchi (grandi come un pacchetto di fazzoletti di carta) che possono rendere più facile la vita ai bambini e agli adulti con il diabete di tipo 1.
«Vengono agganciati alla cintura dei pantaloni, come il cellulare, o sistemati in tasca, o sull’addome (con un’apposita cinghietta)», spiega Andrea Scaramuzza, responsabile del Servizio di diabetologia della clinica pediatrica dell’Università degli studi di Milano. «E contengono un serbatoio di insulina, per un totale di 2-300 unità (cioè la dose sufficiente per tre giorni circa)» continua l’esperto. L’insulina viene iniettata automaticamente nell’organismo tramite un piccolo catetere (inserito nella pelle dell’addome, o nella zona alta dei glutei), in modo graduale, 24 ore su 24 (e non in due-tre momenti fissi della giornata, a dosi più alte, con la classica siringa), senza che il paziente debba intervenire.
A CHI SONO ADATTI
Le linee guida dei diabetologi pediatri italiani prevedono che i microinfusori vengano utilizzati (e rimborsati dal Servizio sanitario nazionale) in questi casi: se non è possibile controllare la glicemia tramite i sistemi tradizionali (glucometro portatile per misurare i livelli di zucchero nel sangue e iniezioni di insulina); se un bambino diabetico ha forme di ipoglicemia gravi; se un bimbo diabetico presenta il «fenomeno alba» (aumento della glicemia nelle prime ore del mattino, mentre dorme); se il paziente con diabete ha una paura incontrollabile degli aghi.
COME FUNZIONA
Il microinfusore deve essere programmato sulla base delle prescrizioni del diabetologo. Dopo un pasto abbondante, o in caso di sforzo fisico superiore alla norma, o in altre situazioni che modifichino il regolare metabolismo degli zuccheri, il paziente può comunque intervenire manualmente, per modificare le dosi previste (in accordo con il medico). «Ogni tre giorni è necessario sostituire il serbatoio di insulina e il mini-catetere (è un’operazione semplice, che i ragazzi, gli adulti, o i genitori dei bimbi diabetici, imparano in fretta)», aggiunge Scaramuzza.
L’EVOLUZIONE TECNOLOGICA
Da un po’ di tempo è arrivato anche in Italia un microinfusore collegato con un sensore (da sistemare anch’esso sottocute) che misura ogni cinque minuti la glicemia. Se il livello di zucchero nel sangue scende troppo, il sensore lo rileva, fa scattare un allarme (un suono o una vibrazione) bloccando automaticamente la somministrazione di insulina da parte del microinfusore, per evitare un calo eccessivo di zuccheri (ipoglicemia), che va evitato in ogni modo. In futuro arriveranno attrezzature ancora più sofisticate, che leggeranno in modo continuo i livelli di glicemia e saranno in grado di modulare il rilascio di insulina, a seconda delle esigenze: si tratterà di veri e proprio pancreas artificiali. Molti prototipi sono allo studio, nel mondo, ma occorrerà aspettare ancora alcuni anni.
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