Come anticipato cambiano le linee guida per l’aborto farmacologico. Il ministero della Salute ha pubblicato il 13 agosto, una circolare sull’interruzione di gravidanza con l’assunzione della Ru486, la cosiddetta pillola abortiva. Da questo momento non c’è più l’obbligo di ricovero dal momento dell’assunzione del farmaco fino alla conclusione del percorso assistenziale. In più confermato che si possa ricorrere alla pillola abortiva fino al 63esimo giorno di età gestionale, in pratica fino alla nona settimana di gravidanza.
Il Consiglio superiore di sanità consiglia di non somministrare il farmaco alle pazienti che soffrono di ansia, che hanno una soglia del dolore molto bassa e che vivono in condizioni igieniche precarie.
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Aborto farmacologico: si potrà fare in un consultorio o in un ambulatorio
Il farmaco potrà essere somministrato sia in consultorio, sia in ambulatorio in spazi idonei e da personale dedicato. Le donne potranno ritornare a casa dopo mezz’ora dalla somministrazione, con il vincolo che non devono essere a casa da sole. Chi sceglierà l’aborto farmacologico dovrà recarsi in un ambulatorio o in un consultorio dove sarà spiegato loro il funzionamento del farmaco. Dopo due settimane è prevista una visita di controllo, durante la quale verrà offerta una consulenza per la contraccezione.
I vantaggi del ricorso all’aborto farmacologico sono molteplici. Il ricorso a questo tipo di interruzione volontaria di gravidanza infatti è decisamente meno traumatico. In più permetterà un notevole risparmio economico per il Servizio sanitario nazionale. L’aborto chirurgico prevede infatti il ricovero, l’uso di sale operatorie e la presenza di un’équipe medica.
Il documento firmato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, è arrivato dopo il parere positivo del Consiglio Superiore di Sanità al ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico.
Aborto: le differenze con gli altri Paesi europei
L’aborto farmacologico è stato introdotto nel nostro Paese solo nel 2009. In Francia nel 1988 e in Gran Bretagna nel 1990. Fino a questo momento poche donne l’hanno praticato per il limite di tempo molto ridotto rispetto anche alle indicazioni del farmaco e al fatto che occorreva il ricovero di tre giorni. La percentuale di aborti farmacologici rispetto al totale delle interruzioni volontarie è del 17,8% in Italia. Un dato molto diverso rispetto a tanti Paesi europei. In Finlandia si arriva al 97%, mentre in Svizzera 3 donne su 4 che hanno scelto l’interruzione volontaria si sono rivolte al farmaco.
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