“Il fumo di sigaretta resta la prima causa di morte prevenibile nei Paesi occidentali, e nonostante il tumore ai polmoni sia al terzo posto per diffusione è ancora la prima causa di morte per cancro. Il principale ostacolo è che questo tipo di tumore manifesta i suoi sintomi quando il paziente si trova già in uno stadio avanzato e quindi non è più operabile. Ecco perché è così importante rendere più accessibile lo screening del tumore al polmone con TAC del torace a bassa dose di radiazioni e senza contrasto. Si tratta di un esame che dura pochi secondi, non è invasivo e permette di individuare i tumori in fase molto iniziale, facendo aumentare nettamente le probabilità di guarigione. A questo metodo pensiamo di aggiungere un prelievo del sangue per identificare biomarcatori nel sangue per rendere la diagnosi ancora più precisa”. Giulia Veronesi è direttrice della Chirurgia Robotica Toracica presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele e professore associato all’Università VitaSalute San Raffaele di Milano.
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Quali sono i risultati dello screening sui tassi di sopravvivenza del tumore al polmone?
“I tassi di sopravvivenza – aggiunge la professoressa – sono ridotti al 16% senza screening, salgono a 70-80% con lo screening, ribaltando la situazione. Si sta diffondendo la consapevolezza che implementare questo screening su larga scala per forti fumatori o ex-forti fumatori esposti al fumo per più di 30 anni sia ormai una priorità assoluta”.
Il tumore al polmone colpisce ogni anni oltre 37.000 pazienti solo nel nostro Paese. Il fumo di sigaretta, che in Italia uccide 70.000 persone all’anno, rappresenta di gran lunga la principale causa di questa neoplasia. Si stima che dal tabacco dipenda l’80% dei casi. Ma non c’è solo il tumore: un fumatore può sviluppare altre malattie fortemente invalidanti come le patologie cardiovascolari, l’enfisema e la BPCO.
La ricerca sullo screening con TAC e biopsia liquida
Riuscire quindi a fare una diagnosi precoce è fondamentale. Giulia Veronesi continua la sua ricerca per mettere a punto un sistema di screening ancora più preciso. L’efficacia di quello realizzato con la TAC a basso dosaggio nel ridurre la mortalità è già stata ampiamente
dimostrata. Questo metodo però produce alcuni falsi positivi, con la conseguenza di una sovra-diagnosi. A questo punto si vuole aggiungere alla TAC anche la rilevazione di biomarcatori nel sangue dei pazienti, in grado di aggiungere informazioni e perfezionare la diagnosi, con un semplice esame del sangue. Inoltre tecnologie di Intelligenza Artificiale e Deep Learning che stiamo sviluppando, permetteranno una diagnosi e rilevazione automatica e più standardizzata dei noduli polmonari offrendo un grande ausilio ai radiologici e a tutto il team di medici che lavora sullo screening.
Screening gratuito per i forti fumatori e gli ex forti fumatori al San Raffaele di Milano
Per questo motivo l’Ospedale San Raffaele farà partire nei prossimi giorni un programma di
screening gratuito per le malattie polmonari nei fumatori. “Il programma è rivolto ai forti fumatori – spiega Giulia Veronesi – che fumano da più di trent’anni o che hanno fumato per oltre trent’anni e ora hanno più di 55 anni. Potranno partecipare in modo gratuito a un check dello stato di salute dei loro polmoni e del loro cuore, in modo da conoscere il livello di rischio. Lo screening è molto semplice: il paziente dovrà rispondere ad alcune domande sul proprio stile di vita, prima di essere sottoposto a una TAC a basso dosaggio. Verra invitato a fare un prelievo di sangue e una spirometria, per valutare la capacità respiratoria. Infine avranno un colloquio con un esperto dei Centri Anti Fumo. Per poter partecipare è sufficiente scrivere una e-mail all’indirizzo screeningpolmone@hsr.it“.
Cosa fare per far diminuire il numero dei fumatori?
Nonostante tutte le campagne anti tabacco il numero dei fumatori resta sostanzialmente stabile e quello relativo ai giovanissimi preoccupa molto. Sono troppi i ragazzi che in Italia fumano. Un dato su tutti: nella fascia tra i 13 e i 15 anni fuma uno su cinque. Cosa si è sbagliato e cosa si deve fare?
“Sicuramente le strategie di marketing dei colossi delle sigarette hanno un impatto molto forte e dispongono di fondi praticamente illimitati – spiega Giulia Veronesi. – Le campagne anti fumo sono invece legate alla disponibilità di risorse pubbliche, che spesso sono scarse. Il primo passo da fare è aumentare il prezzo delle sigarette e dei prodotti a base di tabacco, come quello trinciato. Dal punto di vista medico non c’è alcuna differenza tra queste due versioni”.
Il Filtro non protegge da nulla
“Anche il filtro è un’illusione: non c’è nessuna disparità statistica tra chi fuma con o senza filtro. Invece anche in questo caso il marketing dei colossi del tabacco ha fatto credere che garantisse una sorta di protezione. Si è visto che all’aumentare del prezzo delle sigarette, corrisponde una diminuzione del numero dei fumatori. I soldi in più che entrerebbero da un aumento significativo del prezzo delle sigarette potrebbero essere impiegati nel sostegno di tutti i programmi di prevenzione del tabagismo e di ricerca delle malattie correlate. Un esempio su tutti: i prodotti che si acquistano in farmacia per smettere di fumare non sono rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale. Un atteggiamento miope, perché più persone cessano con questa abitudine, meno pazienti avremo negli ospedali, quindi meno risorse verranno spese nelle cure”.
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