Se rispettare l’obbligo di rimanere in casa per contenere la diffusione del Coronavirus è di per sé gravoso per un adulto sano, immaginate quanto possa esserlo per chi ha una forma di demenza e per coloro che se ne occupano. Per molti pazienti affetti da queste patologie neurodegenerative, infatti, uscire all’aperto è un tassello importante dell’approccio terapeutico. Poter fare due passi fuori dalla propria abitazione, in una giornata soleggiata, migliora il benessere psico-fisico di queste persone, consente di evitare un aumento delle dosi degli psicofarmaci e può tenere a bada alcune condizioni caratteristiche, come il vagabondaggio (wandering) e l’aggressività.
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I familiari dei malati devono fare tutto da soli
Oltre all’impedimento a uscire di casa, si pone anche il problema della mancanza di aiuti riservati ai caregiver. A causa dell’emergenza sanitaria in atto, infatti, sono venuti meno i preziosi contributi offerti da Centri diurni, associazioni ed enti che, prima dell’insorgenza dell’epidemia, aiutavano le famiglie nella gestione del malato, anche solo per qualche ora al giorno. Purtroppo, per tutelare la salute degli ospiti e degli operatori sanitari, queste attività sono state temporaneamente sospese. Così facendo i pazienti hanno iniziato a dipendere totalmente dai propri familiari, che rischiano di sentirsi abbandonati, inadeguati e in preda a stati di frustrazione. Gli specialisti del Presidio Ospedaliero Riabilitativo B.V. Consolata – Fatebenefratelli di San Maurizio Canavese, Torino, spiegano quindi come gestire i malati di demenza e Alzheimer in casa, in questo delicato momento storico.
Mantenere una routine giornaliera
In questa delicata fase, caratterizzata dallo stravolgimento – seppur momentaneo – delle abitudini quotidiane e degli stili di vita, è importante che il malato di demenza e Alzheimer continui ad avere una routine giornaliera costante. Non dimentichiamo, infatti, che i disturbi comportamentali sono spesso associati a cambiamenti nelle consuetudini quotidiane. In quest’ottica bisogna cercare di dare una certa stabilità al paziente, in modo che possa sentirsi rassicurato e tranquillo. Per farlo è necessario mantenere invariati gli orari abituali del risveglio, dell’addormentamento, dei pasti, dell’igiene personale.
Fare due passi sotto casa
Come dicevamo, uscire fuori casa rappresenta uno strumento di cura per chi soffre di demenza o Alzheimer. Una passeggiata all’aperto può ridurre gli stati di ansia e agitazione, soprattutto nei casi in cui le tecniche di rassicurazione adottate dai familiari e gli psicofarmaci non diano le risposte sperate. Per questo motivo sarebbe buona cosa che il paziente possa fare due passi, sempre rimanendo nei pressi dell’abitazione, con la supervisione del caregiver. Fare brevi percorsi già conosciuti, all’interno di un cortile o davanti a casa, può essere uno “sfogo” terapeutico importante sia per il malato sia per chi se ne prende cura. Anche in questi casi valgono le regole del distanziamento sociale e vige il divieto di creare assembramenti.
Non interrompere le cure
È fondamentale che i familiari si attengano scrupolosamente alla terapia farmacologica prescritta, senza interromperla, né modificare la posologia né tantomeno introdurre nuovi medicinali. Secondo la nota dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) dell’11 marzo 2020, infatti, la validità dei piani terapeutici già sottoscritti dai medici specialisti e che risultano in scadenza nei mesi di marzo e aprile sarà estesa automaticamente di 90 giorni a partire dal momento della scadenza. Se invece il paziente dovesse presentare un peggioramento dei sintomi, il caregiver deve contattare lo specialista di riferimento e chiedere come comportarsi.
Non parlare nel dettaglio del Coronavirus
È meglio evitare di parlare dettagliatamente dell’epidemia da Coronavirus con il malato, che non comprenderebbe appieno ciò che sta accadendo. Inoltre il paziente potrebbe allarmarsi e spaventarsi eccessivamente, vanificando così gli sforzi fatti in precedenza per creare un ambiente familiare quanto più rassicurante.
Fare attività fisica insieme
Per riempire le giornate e coinvolgere il paziente in attività appropriate al livello di declino cognitivo, si possono fare insieme esercizi di ginnastica dolce. La pratica motoria andrebbe eseguita per un paio di volte al giorno, magari al mattino, al risveglio, e dopo il riposo notturno.
Eliminare gli ostacoli casalinghi
Spesso chi soffre di una forma di demenza è soggetto a wandering, cioè al vagabondaggio. Questi pazienti tendono a gironzolare per casa o a uscire dalla propria abitazione e, pur avendo uno scopo in mente, si dimenticano facilmente del proprio proposito o non sono in grado di spiegarlo. Di fronte a queste situazioni, è necessario creare un ambiente sicuro all’interno del proprio domicilio. Per farlo bisogna eliminare o spostare gli ostacoli presenti, come tappeti, cavi elettrici, mobili con spigoli e tutto ciò che può aumentare il rischio di caduta o trauma.
Fare un tuffo nei ricordi
Bisogna poi approfittare del tempo trascorso in casa per fare un vero e proprio tuffo nei ricordi, che faccia stare meglio il paziente. A tal proposito si possono guardare insieme i vecchi album di fotografie o video di famiglia, guardare insieme i film del passato e ascoltare musica.
Coinvolgere il paziente nei lavori domestici
Coinvolgere il paziente in attività che possano distrarlo e tenerlo occupato è una buona strategia. I lavori domestici, in tal senso, si prestano in maniera ottimale. Qualche esempio? Ordinare insieme i cassetti, piegare la biancheria, preparare pranzi e cene, fare qualche lavoretto di bricolage, ecc.
Videochiamare i parenti
Per allentare il senso di solitudine i caregiver possono sfruttare le piattaforme di videochiamata e messaggistica per far entrare in contatto il paziente – anche visivamente – con altri parenti e amici.
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