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Occhio di pernice: attenzione alle scarpe

Come prevenire e curare la dolorosa callosità che si forma tra le dita dei piedi soprattutto nelle donne che indossano scarpe a punta

L’occhio di pernice è una ipercheratosi molle che si forma tra le dita dei piedi e provoca dolore e difficoltà a camminare. «Deve il suo nome», spiega Antonio Serafin, responsabile del Servizio di Podologia all’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, «al fatto che ha la forma dell’occhio di questo volatile, con un punto centrale marrone scuro attorniato da un’area circolare biancastra».

Quali sono le cause?

L’occhio di pernice è causato generalmente da una compressione delle dita dei piedi, a cui la cute reagisce formando uno “scudo”. Lo strato più esterno dell’epidermide, infatti, si ispessisce attraverso un accumulo di cellule epiteliali (cheratinociti). «Queste ultime», continua lo specialista, «assorbono l’acqua del sudore, a cui la zona interdigitale è frequentemente soggetta, e danno origine a una callosità macerata». A provocare lo schiacciamento delle dita «sono generalmente le scarpe strette a punta. Questo spiega il perché sia un problema quasi al 99% femminile, anche quando la deviazione delle dita dalla loro naturale posizione è legata all’avanzamento dell’età, come nel caso delle dita a martello o dell’artrosi digitale. Negli uomini, invece, l’occhio di pernice è un fenomeno raro, dovuto magari alla deformazione delle dita provocata dall’artrite reumatoide».

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Può avere complicanze?

L’occhio di pernice può essere fonte di complicazioni complesse da curare nel caso si formi una lesione ulcerosa nell’ipercheratosi. «Il tessuto cutaneo di quell’area», sottolinea Serafin, «essendo macerato, è molto delicato e, perciò, può, “tagliarsi”. Siccome l’ambiente interfalangeo è ricco di batteri, la ferita si infetta facilmente e dà origine all’ulcera. Il quadro clinico peggiora gravemente se il paziente soffre di patologie importanti come diabete o arteriopatia».

Come si fa la diagnosi?

L’occhio di pernice è visibile a occhio nudo per la sua caratteristica forma. «Solo nei casi più complessi», specifica Serafin, «si ricorre a una radiografia per esaminare la composizione delle ossa delle dita. L’importante è farsi visitare da un podologo o un dermatologo alla prima avvisaglia di fastidio o dolore». Da evitare il ricorso a estetisti: non è una questione da pedicure.

Come si cura?

L’occhio di pernice viene eliminato con un’ablazione tramite bisturi sterile e monouso, dopo la verifica che non vi siano lesioni sotto l’ipercheratosi. «Quindi», prosegue il professore, «s’interpone provvisoriamente feltro podologico tra le due dita interessate per evitarne il contatto. Infiammazione e dolore passano normalmente in 15-20 giorni. Dopo si applica un’ortesi su misura in silicone (un separadita) da tenere per almeno cinque-sei mesi, a patto di non indossare scarpe a punta stretta. Contemporaneamente lo specialista insegna al paziente una ginnastica specifica da praticare a casa per rendere le dita più elastiche e mobili le dita».

Come si previene?

Per prevenire l’occhio di pernice è fondamentale curare l’igiene. «Quando ci si lava», avverte il podologo, «l’eventuale pediluvio non deve durare oltre i due-tre minuti. Così si evitano il gonfiore dovuto alla vasodilatazione provocata dal caldo e la macerazione della cute. Bisogna, poi, asciugare perfettamente la zona interfalangea, che altrimenti, per l’alta temperatura e la scarsa aerazione, resterà bagnata per parecchio tempo».

Quali scarpe indossare?

Nel vestirsi è consigliabile «indossare calze traspiranti, meglio se di cotone, e scarpe congruenti alla conformazione del piede, possibilmente allacciate. Questo tipo di calzature garantisce la massima libertà di movimento alle dita, permettendo loro di adattarsi perfettamente alle asperità del terreno. Così facendo avremo anche una deambulazione più confortevole e rilassata». Le décolleté, comunque, non dovranno essere chiuse per sempre nell’armadietto. «Si possono usare, ma solo per poche ore se si sta sedute e per pochi minuti se si cammina. Vanno, invece, bandite in ufficio, quando si svolgono occupazioni quotidiane come la spesa o si passeggia».  

Marco Ronchetto

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