La disciplina che comunemente viene identificata con il termine kung-fu (in cinese: abilità) e che, più correttamente, si chiama wushu kung-fu è un’arte tradizionale cinese che vanta una storia molto antica: tracce risalgono addirittura fino all’XI secolo a. C. Da questa derivano tutte le altre arti marziali conosciute. Nella Repubblica popolare è materia d’insegnamento scolastico e, nonostante non sia ancora diventata disciplina olimpica, è conosciutissima nel mondo grazie all’attore Bruce Lee e, in tempi più recenti, ai film d’animazione della serie Kung Fu Panda. Anche il kung-fu ha due specialità: il «taolu», una serie codificata di sequenze di calci, pugni e salti acrobatici con o senza armi, e il «sanda» o «sanshou», combattimento libero a contatto pieno in tutto il corpo, tutelato da protezioni, con l’utilizzo di calci, pugni e proiezioni. Centinaia sono gli stili riconosciuti in tutto il mondo e codificati nelle competizioni internazionali.
Quali sono i benefici?
«Il kung-fu consente di migliorare la mobilità articolare, la coordinazione e la forza esplosiva: sono previsti molti salti e tecniche simili a quelle della ginnastica artistica», spiega Fabrizio Schiazza, preparatore fisico della Fiwuk, la federazione italiana di
wushu kung-fu. Tutti i muscoli sono coinvolti. «Con una particolarità: ogni esercizio è eseguito sia con la parte sinistra sia con quella destra del corpo. Gli atleti perciò beneficiano di uno sviluppo muscolare perfettamente simmetrico».
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A chi è indicato?
La pratica di questa disciplina è adatta e consigliata a tutte le fasce di età, basti pensare che in Cina ci si avvia alla pratica già dai tre anni. «In Italia si comincia dai quattro-cinque e non c’è limite d’età: ciascuno può praticarlo al livello più adatto alla propria condizione fisica. Il wushu kung-fu fornisce anche un’ottima base per potere svolgere qualunque altra attività sportiva».
Quali sono le controindicazioni?
Sono poche. «Chi è in buona salute non incontra nessun ostacolo. Non solo: chi soffre di mal di schiena, soprattutto in giovane età, trae grande giovamento», conclude Schiazza. Chi ha subito traumi deve prestare attenzione nel combattimento: nonostante le protezioni, che limitano al minimo eventuali disagi, esiste il rischio di ricevere colpi forti.
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