L’infusione di cellule staminali mesenchimali contro la sclerosi multipla è una procedura sicura. È questo il principale risultato contenuto nei dati preliminari di uno studio condotto dall’Ospedale Policlinico San Martino, co-finanziato da AISM e la sua Fondazione, dall’Associazione MS Canada e da altre organizzazioni non profit. Le informazioni sono state rese note al Congresso Internazionale ECTRIMS, che si occupa del trattamento e delle ricerche sulla Sclerosi multipla. Conosci tutti i sintomi della Sclerosi multipla? Sai che a volte può essere anche silenziosa?
In questo articolo
Cosa sono le cellule staminali mesenchimali
Le cellule staminali mesenchimali (MSC) sono cellule staminali che si trovano nel midollo osseo. Giocano un ruolo importante per produrre e riparare tessuti scheletrici come cartilagine, ossa e grasso del midollo osseo. Spesso sono confuse con le cellule staminali ematopoietiche, che si trovano sempre nel midollo osseo, ma che producono alcuni degli elementi essenziali del sangue.
La ricerca presentata a Stoccolma
Sono dieci le nazioni coinvolte in questo studio, che si poneva come primo obiettivo quello di investigare la sicurezza e l’efficacia del trattamento con cellule staminali mesenchimali autologhe in persone con sclerosi multipla.
Lo studio non ha però rilevato effetti sull’infiammazione acuta tipica di questa condizione, dopo aver analizzato risonanze magnetiche cerebrali di pazienti che stavano seguendo una terapia con questo tipo di staminali. Ora il team di ricerca sta indagando su altre applicazioni di questo trattamento, in particolare per quanto riguarda i segnali di riparazione, che rappresentano al momento la principale speranza dell’infusione di cellule staminali mesenchimali.
Le attese dei ricercatori
Quelli presentati in Svezia sono solo i dati preliminari dello studio. Ora il team di ricerca vuole indagare su altri aspetti. L’analisi dei dati raccolti sarà terminata nei prossimi mesi.
«Non sono ancora stati analizzati i risultati dei numerosi obiettivi secondari dello studio. In particolare quelli relativi all’effetto sulle ricadute, sulla progressione di malattia e su alcuni altri parametri di risonanza magnetica che riguardano i possibili effetti di neuroprotezione e riparazione» spiega Antonio Uccelli, Direttore Scientifico dell’Ospedale Policlinico San Martino. «Siamo fiduciosi che alcuni risultati possano fornire indicazioni positive. È comunque un risultato importante perché dimostra la sicurezza del trattamento e lascia aperta la porta ad un effetto neuroprotettivo. Questo, se dimostrato dall’analisi degli obiettivi secondari, potrà fornire una nuova speranza alle persone con sclerosi multipla».
Gli studi precedenti
Già nel passato alcune ricerche si erano concentrate sul ruolo delle cellule staminali nel trattamento della Sclerosi multipla. Diversi esperti sono convinti che l’infusione di queste cellule sia in grado di ridurre l’infiammazione nel cervello. La sclerosi multipla è una malattia anche infiammatoria a causa del rilascio di una proteina poco conosciuta, il TGF-β2, capace di interferire con l’attivazione aberrante del sistema immunitario tipica della malattia.
Questa proteina è capace di modificare il comportamento di alcune cellule del sistema immunitario da pro ad antinfiammatorio. La trasformazione indotta in queste cellule è fondamentale. Nella sclerosi multipla sono loro ad attivare i linfociti T, diretti responsabili del danno cerebrale. In sostanza, tramite TGF-β2, le cellule staminali interferiscono nella catena di comando che porta all’aggressione del tessuto nervoso.