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Gemelli siamesi: perché succede?
Come spiega Alessandro Inserra, Responsabile di Chirurgia Generale e Toracica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, i gemelli siamesi si formano sempre da un unico zigote, crescono nello stesso sacco amniotico, hanno una sola placenta e sono sempre dello stesso sesso. Ma come mai si verifica un evento del genere? La causa risiede nella mancata separazione della placca embrionale, cioè lo zigote in via di sviluppo, tra il quindicesimo e il diciassettesimo giorno di gestazione o anche nell’unione di 2 zigoti in via di sviluppo alla terza o alla quarta settimana di gravidanza. Naturalmente sono diversi dagli altri tipi di gemelli.
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Gemelli siamesi: in quali parti del corpo sono uniti?
I gemelli siamesi possono essere uniti in diverse parti del corpo. Possono essere attaccati a livello:
- del cranio (craniopago),
- della colonna vertebrale (rachipago),
- del bacino (ischiopago),
- del fianco (parapago),
- dell’osso sacro (pigopago),
- del torace (toracopago),
- dell’ombelico (omfalopago).
Spesso, oltre a essere uniti fisicamente, questi bambini condividono anche alcuni organi.
Quali sono i tassi di sopravvivenza dei gemelli siamesi?
Stando a quanto riferisce il Bambino Gesù, solo il 20% dei neonati siamesi sopravvive. Il 28% muore nell’utero e il 54% subito dopo la nascita a causa di malformazioni gravissime.
Questa condizione si può diagnosticare in anticipo?
Questa condizione può essere diagnosticata già in fase prenatale attraverso una semplice ecografia. Per eseguire ulteriori accertamenti lo specialista esegue anche l’ecocardiogramma fetale e una risonanza magnetica che, come sostiene anche il professore Inserra, consentono di fornire ulteriori indicazioni sull’unione dei gemelli e sugli organi interessati.
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Gemelli siamesi: cosa avviene durante il parto?
Nel caso in cui la donna decidesse di portare a termine la gravidanza, si concorda la data del parto, che nella maggior parte dei casi è cesareo. Dopo l’operazione, i gemellini vengono sottoposti a esami di routine, come analisi del sangue, TC e risonanza, ma anche ad angio-TAC o angio-RMN, che analizzano i distretti vascolari, e studi emodinamici.
In che modo si può intervenire?
L’équipe medica valuta attentamente il caso in questione e decide se si può intraprendere l’intervento chirurgico di separazione, ovviamente non senza coinvolgere i familiari dei gemelli. Un team di specialisti studia e mette a punto il percorso migliore, che in alcuni casi può essere avviato già in epoca neonatale mentre in altri viene procrastinato in attesa che organi e apparati si sviluppino meglio. Attualmente, grazie alle immagini acquisite con Tac, TC e risonanza magnetica poi stampate in 3D o riprodotte in ologrammi, è possibile ottenere modelli anatomici identici a quelli dei piccoli pazienti coinvolti. In questo modo i medici hanno la possibilità di esercitarsi prima dell’operazione.