Devi sottoporti a un comune esame di diagnostica ma non sai cosa aspettarti e, per questo motivo, sei piuttosto allarmato? Per fare un po’ di chiarezza sull’argomento e spiegare cosa si cela dietro alle sigle Tac, TC, RM e RX, gli specialisti di Diagnostica per Immagini degli ospedali Humanitas Gavazzeni e Humanitas Castelli di Bergamo hanno stilato una preziosa mini-guida.
Si parla sempre meno di TAC
La sigla TAC si riferisce alla Tomografia Assiale Computerizzata, cioè una metodica che, sfruttando i raggi X, consente di rappresentare il corpo in sezioni “assiali”, cioè in “tagli” perpendicolari alla lunghezza del corpo stesso, senza possibilità di ricostruzioni multiplanari o 3D. Oggi, però, esistono macchinari estremamente sofisticati che permettono di acquisire immagini secondo ogni possibile piano spaziale e non più solo assiali: pertanto il termine TAC è da considerare obsoleto.
Oggi si parla di TC
Oggi è più corretto parlare di TC per indicare la Tomografia Computerizzata, un esame radiologico in cui un sottilissimo fascio di raggi X attraversa il volume in esame, fornendo dati numerici rielaborati da un computer per ricostruire sezioni tridimensionali di ogni tessuto. Questa metodica consente di esaminare l’aspetto di ogni parte del corpo (encefalo, polmoni, reni, fegato, pancreas, utero, cuore, vasi arteriosi e venosi, ma anche ossa e articolazioni) per la diagnosi e lo studio di molte patologie, tra cui i tumori. Bisogna ricordare anche che, grazie alla sua velocità di esecuzione, la TC viene spesso impiegata nelle situazioni di emergenza.
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Le radiazioni della TC sono dannose?
La “dose” di radiazioni impiegate nella Tomografia Computerizzata (TC) e nelle radiografie è estremamente controllata, tanto che diversi ospedali e centri diagnostici hanno adottato un software (Dose Watch) che consente di monitorare costantemente la quantità di raggi X somministrati, in modo da operare al di sotto dei Livelli Diagnostici di Riferimento (LDR) consigliati dalla normativa di legge. Tuttavia i raggi X sono controindicati nelle donne in gravidanza, in particolare nel primo trimestre di gestazione e quando l’area da indagare è l’addome. Per questo, salvo urgenze da valutare in base al singolo caso, i medici preferiscono ricorrere alla risonanza magnetica (anch’essa sarebbe prudenzialmente da evitare nelle prime 12 settimane) o all’ecografia.
Cos’è la risonanza magnetica
La risonanza magnetica (RM) o risonanza magnetica nucleare (RMN) fornisce immagini dettagliate del corpo umano utilizzando campi magnetici, senza esporre le persone alle radiazioni ionizzanti (raggi X) impiegate da TC e radiografie: ecco perché è possibile sottoporsi più volte alla procedura anche a intervalli ravvicinati. Questo esame viene prescritto soprattutto in ambito neurologico, per evidenziare patologie dell’encefalo e del midollo, ma è molto utile anche in quello oncologico, per la diagnosi dei tumori, e in campo ortopedico. Negli ultimi anni sono stati implementati esami di risonanza magnetica molto sofisticati per lo studio del cuore, della prostata e della mammella. Rispetto alla TC richiede tempi di esecuzione molto più lunghi ma di contro presenta un’eccezionale capacità di differenziare le singole strutture analizzate.
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Mezzi di contrasto sì, ma sicuri
Spesso nella TC e nella risonanza magnetica è necessario iniettare mezzi di contrasto per una visione ottimale delle strutture anatomiche e delle principali patologie. Queste sostanze, negli ultimi decenni, sono diventate sempre più tollerabili e sicure. Le principali limitazioni all’uso dei mezzi di contrasto sono le condizioni di grave allergia o insufficienza renale severa, più raramente il diabete. Per questo motivo si prevede la preliminare esecuzione di specifici esami ematochimici e la sottoscrizione di un apposito modulo di consenso informato.
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