Cibi bio? Sono più salutari di quelli convenzionali e la loro produzione rispetta maggiormente l’ambiente e il benessere degli animali. Anzi, no, costano solamente di più. Dagli scienziati all’opinione pubblica, dai produttori fino alle associazioni dei consumatori, non c’è campo che divida maggiormente nel settore dell’alimentazione di quello dell’agricoltura biologica. Anche e soprattutto perché, nonostante i numerosi studi, di dati certi e assoluti ne esistono ben pochi. Sono quattro milioni e mezzo le famiglie italiane che acquistano abitualmente almeno un prodotto biologico a settimana (generano il 74% delle vendite). Il totale degli acquirenti, occasionali compresi, però ammonta a 19,8 milioni, l’80% del totale (rilevazione Nielsen).
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Cibi biologici: alcuni prodotti possono essere altrettanto pericolosi
I prodotti dell’agricoltura biologica sono coltivati o allevati solo con l’impiego di sostanze presenti in natura, quindi senza l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica, cioè i pesticidi (ma il termine corretto è agrofarmaci o fitofarmaci), che includono insetticidi, fungicidi, diserbanti, anticrittogamici e così via. Ma pure i prodotti di origine naturale possono avere un impatto ambientale non trascurabile.
Il solfato di rame e il piretro
«Anche il solfato di rame e il piretro, un insetticida naturale che si ricava dai fiori di una pianta della famiglia delle Asteraceae, possono essere pericolosi. Dipende dalla quantità usata e dal tempo passato tra l’irrorazione e la vendita del prodotto». Salvatore Ciappellano è professore associato presso il dipartimento di Scienze per gli alimenti, la nutrizione e l’ambiente dell’Università degli Studi di Milano. Dipende insomma da come si coltiva e soprattutto, dal fatto che si rispettino le «regole». Che si tratti di agricoltura biologica o convenzionale, non dobbiamo dimenticare che esiste una legislazione che riguarda tutto il comparto alimentare, dalla terra allo scaffale, che tutela il consumatore sulla sicurezza del prodotto finale.
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Chi produce cibi biologici deve rispettare regole ferree
In questo senso, chi produce Bio, oltre a rispettare le stesse norme di chi produce convenzionale, deve attenersi a quanto stabilito da regolamenti specifici che permettono poi di ottenere la certificazione di prodotto biologico. E non è così semplice come comunemente si crede. Meglio togliersi subito dalla testa l’immagine di un’agricoltura come quella che facevano i nostri nonni. «Bisogna conoscere qual è il modo migliore di alternare le coltivazioni, le cosiddette rotazioni. Occorre però anche saper monitorare il proprio campo dal punto di vista degli insetti e dei loro predatori e controllare con molta più attenzione gli allevamenti». Riccardo Cozzo è CEO Attività Internazionale e Global Organic di Bioagricert, uno degli enti di certificazione del settore biologico.
Dal punto di vista ambientale sono meglio i cibi biologici
Dal punto di vista ecologico, l’agricoltura biologica è meglio di quella convenzionale. Su questo gli studi concordano. «È meno stressante su vegetali, animali, suolo, aria e ambiente in generale», conferma Ciappellano. «Il non uso di fitofarmaci porta al lento ma continuo miglioramento della biodiversità. Questo consente a vegetali e animali di seguire il loro flusso vitale e di svilupparsi secondo le loro possibilità. Insomma, la pianta cresce meglio, ma ha bisogno di più cure». Aspetti che sono positivi anche per la salute dell’uomo, a partire da quella degli stessi coltivatori. Da non dimenticare infine che i prodotti biologici non sono Ogm. Il regolamento comunitario ne vieta espressamente l’uso o la loro presenza tra gli ingredienti dei prodotti biologici (agroalimenti o mangimi). Perciò un prodotto non può essere etichettato come biologico se contiene prodotti geneticamente modificati.
Anche l’allevamento Bio è controllatissimo
Anche l’allevamento bio segue le norma stabilite dall’Ue, per le quali gli animali devono essere alimentati secondo i loro fabbisogni con prodotti dell’agricoltura bio. Gli spazi, sia all’aperto sia al chiuso, devono essere adeguati e salubri e il trasporto deve essere il più breve possibile e senza la somministrazione di calmanti. Vietati anche il trapianto degli embrioni, l’uso di ormoni per regolare l’ovulazione e la manipolazione genetica.
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I cibi biologici sono più salutari? Non ci sono studi che lo provano
Il tema più dibattuto resta se i prodotti bio siano davvero più nutrienti e contribuiscano maggiormente alla salute di quelli convenzionali. Di recente alcuni studi dell’Università di Newcastle e dell’Università di Roma Tor Vergata hanno rivelato la maggior presenza di polifenoli nei prodotti bio e un più elevato potere antiossidante. Aspetti che si traducono in una qualità superiore dal punto di vista della salute. I polifenoli sono sostanze molto importanti. Se assunte regolarmente attraverso il consumo di frutta e verdura fresche, allontanano il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, neurodegenerative e il cancro.
Una recente ricerca condotta dall’Università Statale di Milano ha indagato sulle differenze tra alimenti bio e tradizionali. I risultati hanno dimostrato come i prodotti biologici e quelli convenzionali siano sostanzialmente identici quando si parla di prevenzione di malattie importanti, come quelle cardiovascolari, il diabete e i tumori.
Studi non convergono sullo stesso risultato
Altre ricerche, invece, non hanno trovato differenze. In definitiva, a oggi, i pur numerosi studi scientifici effettuati nel corso degli anni in tutto il mondo non hanno saputo dare una risposta univoca e concorde sul fatto che gli alimenti bio contengano più antiossidanti, vitamine e minerali rispetto a quelli convenzionali. «Può essere come non essere, perché dipende da come il singolo vegetale è cresciuto», è la spiegazione di Ciappellano. «Sono tante le variabili che influenzano il risultato finale, ecco il motivo per cui non si riescono a trovare punti fissi a livello scientifico. Se l’esposizione al sole non è stata adeguata o se ha avuto problema di riscaldamento eccessivo, il prodotto, anche se bio, rischia di essere peggiore di uno convenzionale cresciuto in un ambiente più adatto. Influiscono, poi, le varie tecniche di coltivazione, potatura compresa, e la maturazione».
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