Lo voleva fare la moglie del principe Harry Meghan Markle, poi costretta a dare alla luce il figlio Archie in una clinica privata di Londra, e come lei circa 500 donne ogni anno in Italia. La scelta di partorire in casa non è così diffusa, ma neanche scomparsa: nel nostro Paese, a seconda delle aree geografiche, rappresenta lo 0,5-2% dei casi. I motivi? La voglia di partorire in un ambiente più intimo e confortevole, intimo, proprio come quello domestico.
La posizione della SIN
Ma il parto a domicilio, ribadisce la Società Italiana di Neonatologia in occasione della Giornata Mondiale del Parto in casa (6 giugno), può essere pericoloso. La SIN lo sconsiglia perché anche nelle condizioni ideali non è possibile escludere con certezza i rischi per la salute di mamma e neonato. Un recente studio israeliano lo conferma, dimostrando che con il parto in casa il rischio di complicazioni per mamma e neonato si triplica e la possibilità di mortalità neonatale è 2,6 volte maggiore rispetto ad un parto in ospedale.
Le complicanze non si possono prevedere
Anche se la maggior parte delle donne sane affronta senza problemi sia la gravidanza che il parto fisiologico, senza la necessità di interventi medici, esiste comunque una percentuale di rischio, in particolar modo nelle donne alla prima gravidanza. E se si verificano complicanze improvvise, l’intervento di un ginecologo e/o del pediatra-neonatologo, nonché attrezzature e strumentazioni specifiche, sono necessarie.
L’ipertensione o pressione alta
Gli esami post-parto
Anche in caso di parto fisiologico, inoltre, ci sono tutta una serie di controlli post-parto da fare per la valutazione completa dello stato di salute del neonato. Parliamo di screening metabolico allargato, screening per le cardiopatie congenite, lo screening audiologico, il test del riflesso rosso, la valutazione ed il monitoraggio dell’iperbilirubinemia e ipoglicemia, calo ponderale. Questi esami possono essere effettuati soltanto in una struttura ospedaliera, grazie ad una équipe multidisciplinare altamente qualificata e specializzata. Qui, invece, trovi gli esami genetici consigliati prima di rimanere incinta.
Parti meno “medicalizzati” in ospedale
«Non è un caso che anche in Olanda, patria del parto a domicilio, questa pratica ha subito una costante e progressiva riduzione, passando da circa il 40% negli anni ‘90 al 17% del 2017 – spiega Fabio Mosca, presidente della SIN – L’ospedale è sempre il posto più sicuro dove partorire e comprendendo le ragioni di chi vorrebbe farlo presso la propria casa, la SIN è impegnata da anni in attività tese a demedicalizzare l’evento parto, sia favorendo il comfort e l’intimità anche in ospedale, sia migliorando strutturalmente le sale parto, sia attraverso il contatto pelle a pelle mamma-neonato, il rooming-in e incentivando l’allattamento al seno».
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