Incontri, visite gratuite in ambulatorio, stand di volontari, corsi di formazioni per operatori sanitari. Sono oltre 160 le iniziative organizzate in tutta Italia in occasione della Giornata nazionale del sollievo, che il 26 maggio 2019 celebra la sua 18esima edizione.
«La malattia del dolore riguarda circa 6 milioni di pazienti: è indispensabile avere sempre più medici e operatori preparati a trattare a ogni livello quella che viene riconosciuta ormai come una patologi» afferma Giulia Grillo, che con il ministero della Salute promuove e patrocina la giornata.
L’ipertensione o pressione alta
La legge 38
Una cultura del sollievo alla base della legge 38, che dal 2010 sancisce il diritto di tutti i cittadini di poter ricevere cure palliative e terapia del dolore. Ma a nove anni dalla legge, rileva l’Osservatorio volontario di monitoraggio delle cure palliative istituito dalla Fondazione Ghirotti, persistono criticità e disomogeneità sul territorio, oltre al fatto che la legge è ancora poco nota, con due italiani su tre che affermano di non conoscerla. Dei milioni di italiani che ne soffrono, infatti, molti non sono curati nel modo adeguato. Nuove cure esistono, ma il problema rimane l’accessibilità: ascolta qui l’intervista all’esperto.
Non la conosco cittadini e operatori sanitari
La scarsa conoscenza della legge 38 è sottolineata dallo stesso ministro Grillo. «Riguarda innanzitutto i cittadini rispetto al diritto al sollievo dalla sofferenza inutile, che il Servizio sanitario nazionale assicura a tutti e a tutte le età, ma che riguarda anche una parte degli operatori sanitari, che non assicurano queste prestazioni». La legge 38, continua, «è stata un vero cambiamento nell’approccio medico, una grande conquista culturale e di civiltà, ma nove anni sono forse sono ancora troppo pochi per giudicare un cambiamento di questa portata».
Le criticità
Molto è cambiato, ma molto resta ancora da fare. Varie le criticità indicate da Grillo: «c’è bisogno di attivare reti di cure in tutta Italia. Oggi, soprattutto al Sud, non sono presenti in maniera sufficiente. Purtroppo si registrano ancora troppe morti in ospedale o in casa senza l’assistenza di cure appropriate. In alcune strutture ci sono tempi di attesa di una settimana per l’ammissione ai protocolli di cura, tempi inammissibili quando ci troviamo a fronteggiare le fasi terminali di una malattia o casi di estrema gravità. E al Sud c’è carenza di hospice pediatrici». Ogni operatore sanitario, conclude Grillo, «dovrebbe ricevere un’adeguata e avanzata formazione».
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