Ogni volta che il medico ci prescrive un antibiotico, ci indica anche l’intervallo orario che dobbiamo rispettare tra una compressa e l’altra. In genere, si prende ogni 8, 12 oppure 24 ore. A chi non è capitato, per non rischiare una dimenticanza, di mettere sveglie nel cuore della notte (soprattutto se si hanno bimbi piccoli) oppure nel pieno del pomeriggio.
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Cosa succede se non rispettiamo l’orario indicato?
Prima di tutto, avvertono gli esperti, la cura antibiotica perde efficacia. «Gli intervalli del tempo di somministrazione indicati dal medico sono stabiliti sulla base delle caratteristiche dell’antibiotico stesso – spiega il dottor Antonio Voza, responsabile di Pronto Soccorso dell’ospedale Humanitas. – Ogni farmaco, e quindi ogni antibiotico, ha un suo tempo di emivita, cioè il tempo in cui viene assorbito e poi eliminato dall’organismo, e una MIC (Minima Concentrazione Inibente) ovvero la minima concentrazione di antibiotico necessaria a impedire la crescita di un microorganismo».
Antibiotici tempo-dipendenti
Lo sono la maggior parte degli antibiotici, come penicilline (utilizzate per una grande varietà d’infezioni causate da batteri, sia Gram-positivi che Gram-negativi) e cefalosporine (prescritte soprattutto per infezioni dell’apparato respiratorio superiore e inferiore). Tempo-dipendenti significa che la loro efficacia dipende dal rispetto dell’orario di assunzione, perché solo così si mantiene la loro concentrazione sopra la MIC per un tempo più prolungato.
«Per semplificare – continua l’esperto – significa che se si dimentica di prendere l’antibiotico alle 18 e lo si prende alle 20, la successiva somministrazione di antibiotico dovrà tenere conto sempre dell’intervallo di tempo che, se di dodici ore, porterà la successiva somministrazione alle ore 8 e non alle ore 6 come sarebbe dovuta essere se ci fossimo ricordati l’antibiotico delle 18.00».
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Antibiotici concentrazione-dipendenti
In questo caso parliamo degli amminoglicosidici: il loro utilizzo è limitato al trattamento di gravi infezioni causate da microorganismi Gram-negativi. La loro efficacia dipende dalla concentrazione, meno dal tempo. «Dipende dal picco, cioè dalla quantità di concentrazione dell’antibiotico nel sangue che deve essere superiore 8-10 volte la concentrazione minima inibente (MIC)» sottolinea Voza.
Antibiotici tempo e concentrazione dipendenti
Esistono infine antibiotici, «come i fluorochinoloni – conclude l’esperto – che dipendono dal tempo di assunzione per quanto riguarda l’azione battericida nei confronti di alcuni microorganismi (stafilococchi, per esempio), e che dipendendono dalla concentrazione per altri batteri responsabili spesso di infezioni multi-resistenti».
Mai sospendere la terapia
La terapia, inoltre, non va mai sospesa prima del termine stabilito (a meno che non sia espressamente indicato dal medico curante). L’interruzione della cura può essere dovuta a particolari effetti collaterali dovute, magari, a un’allergia al farmaco.
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Come conservare gli antibiotici
Come tanti altri medicinali, anche gli antibiotici devono essere tenuti in luogo fresco, asciutto e irrangiunbile da parte dei piccoli.
Gli antibiotici vanno presi in caso di infezione batterica
Se dopo una cura vi avanzano degli antibiotici in casa, attenzione: non iniziate mai una terapia fai-da-te. Spesso le persone ricorrono all’uso di antibiotici per curara malattie virali, contro cui questi medicinali non possono niente. Tuttavia, la colpa di un eccessivo utilizzo di antibiotici va ricercata anche tra il personale medico, che spesso sovra prescrive questi medicinali. In Italia la resistenza è più alta di tutti gli altri Paesi europei: secondo i dati dell’Istituto Superiore della Sanità (Iss), ogni anno circa il 7-10% di pazienti viene colpito da un’infezione batterica multiresistente.
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