Sono passati tre anni da quella notte, tra il 16 e il 17 dicembre 2015, in cui ho rischiato di morire. Quella sera avevo tenuto una conferenza al Gran Galà di Natale «Moretto e musica», organizzato dall’Associazione Tesori di Brescia per raccogliere fondi per il restauro del Chiostro grande dell’ex convento domenicano di San Clemente. Tema dell’incontro era stato Alessandro Bonvicino (appunto il Moretto) e le innovazioni portate nella pittura del
Cinquecento da lui e da due altri grandi artisti bresciani, Savoldo e Romanino.
Ho dei precedenti in famiglia
Lo ricordo come se fosse ieri. Terminata la serata, mi sono messo in viaggio con il mio autista verso Firenze quando all’improvviso, all’altezza di Mantova, ho iniziato ad avvertire un lancinante dolore al ventre che poi si è esteso al petto e al braccio. Non avevo mangiato niente di particolare, né era accaduto qualcosa che potesse essere collegato in qualche modo al malessere. Per tentare di stemperare le fitte ho reclinato il sedile. Inutile. Più passava il tempo, più mi sentivo male. Che fosse un infarto? So che la genetica gioca un ruolo importante in queste cose e io ho dei precedenti in famiglia: i miei nonni e mio zio morirono di attacco cardiaco. Così, dopo mezz’ora, allarmato, ho chiesto di essere portato al Policlinico di Modena, che sapevo dotato di un efficiente reparto di cardiologia. Sono contento di non aver sottovalutato quei sintomi.
Ho fatto bene ad andare in ospedale
Dai primi accertamenti realizzati al pronto soccorso è emersa, infatti, un’ischemia miocardica acuta. In pratica, a causa dell’occlusione di un’arteria coronaria, il sangue circolava male. «In caso d’ infarto è essenziale un intervento tempestivo. Le è andata bene, tra mezz’ora sarebbe morto», mi ha detto il professor Giuseppe Boriani, direttore del reparto di cardiologia. Accidenti, ho rischiato di crepare a Roncobilaccio. Non sarebbe stato il massimo, siamo onesti.
Mi hanno fatto un’angioplastica
Ma andiamo avanti con il racconto di questa disavventura. Accertata la causa del malore, mi hanno portato in barella nel reparto di cardiologia e operato d’urgenza con un intervento di angioplastica per «riaprire» l’arteria ostruita. L’operazione è andata benissimo, tuttavia, per prevenire il rischio di nuovi episodi di ischemia nei giorni successivi, sono stato sottoposto ad angioplastica anche ad altre coronarie. Per fortuna non ci sono state complicazioni e ho recuperato in fretta le forze. Vi dico solo che mi hanno dimesso il 21 dicembre e che il 23 ero già al lavoro.
Adesso prendo un farmaco contro le ricadute
Da allora, non ho avuto più problemi al cuore. Anzi, oggi mi sento più in forma di prima. Naturalmente mi sottopongo periodicamente ai controlli e prendo tutti i giorni un farmaco che dovrebbe scongiurare le ricadute. A parte questi due piccoli dettagli, però, dopo l’infarto la mia vita non è cambiata: non ho dovuto neanche modificare le mie abitudini a tavola, perché avevo già uno stile di alimentazione sano. Che cosa ho imparato da questa esperienza? Che con il cuore non si scherza. Quindi, cari lettori di OK, se doveste provare un improvviso dolore allo stomaco, al petto, al braccio o anche alla mascella, non perdete tempo e chiamate subito il 112.
Vittorio Sgarbi (testimonianza raccolta da Nicole Cavazzuti per OK Salute e Benessere)
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