I ragazzi italiani vivono sempre più una dipendenza da internet, tanto da arrivare a «bigiare» le lezioni per restare online. In Rete cresce il numero di studi sulla web-mania che sta contagiando giovani e anche giovanissimi. In una recente ricerca dell’Associazione nazionale dipendenze tecnologiche, Gap e cyberbullismo (Di.Te.) il 38% dei 5mila ragazzi tra i 13 e i 15 anni interpellati ha dichiarato di aver fatto in media 15 assenze dalla scuola per rimanere a casa davanti al pc o allo smartphone. Il 18% di averne fatte 30 e il 20% di aver sfiorato i 100 giorni a casa (soglia che prevede la bocciatura).
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Dipendenza da internet: quanto tempo passano davanti allo schermo?
Anche la quantità di tempo trascorsa a navigare è allarmante. Di un campione di 23.166 giovani tra gli 11 e i 26 anni, il 32,5% vi passa tra le quattro e le sei ore, più del 17% tra le sette e le dieci e quasi il 13% sfora le dieci. L’età di accesso a internet è, poi, in continua diminuzione: un’indagine di Save the Children, realizzata in occasione del Safer Internet Day del 2018, ha rivelato come già nella fascia tra i 6 e i 10 anni usa la connessione di casa il 54% dei maschietti e il 53% delle femminucce. In netto aumento, per contro, la percentuale di bambini di 9 e 10 anni che sul web ha fatto esperienze che li ha turbati o fatti sentire a disagio. Il 3% del 2013 è salito al 13% del 2017 (fonte Eu Kids Online 2017).
Cosa crea dipendenza da internet?
Ad attirare i giovani nella Rete è la possibilità che questa offre di indossare una maschera. «Durante l’adolescenza», spiega la pedagogista Laura Spinelli, «i ragazzi si accorgono che l’immagine di sé che si erano creati non corrisponde a quella reale, che li vede fragili ed esposti ai giudizi degli altri. Attraverso il web loro possono restare connessi godendo di un anonimato. Da una parte evita loro il confronto diretto con il gruppo di coetanei, dall’altra, permette di scrivere e pubblicare ciò che desiderano nella speranza di ottenere sempre più like. Questo contribuisce alla costruzione di un’identità falsata, perché non sottoposta alla fatica della relazione». In pratica: più si sta connessi online e più ci si disconnette dalla vita reale e sociale.
Dipendenza da internet: cosa possono fare i genitori?
Ma qui entra in gioco la famiglia: «Esiste una responsabilità educativa proprio perché i nostri figli sono nati circondati dalla tecnologia», prosegue Laura Spinelli. «Gli adulti devono essere presenti, documentandosi sulle applicazioni che i ragazzi usano (telefoni e sim sono intestati a un genitore, che è responsabile di tutto ciò che avviene su quella “card”), cercando di avere un ruolo di accompagnamento e non di controllo e censura. I nostri figli sono abilissimi a evitare controlli come la geolocalizzazione o la tracciabilità». Le famiglie devono lavorare sulla consapevolezza critica e sulla responsabilità condivisa: «Definire insieme le regole d’uso del cellulare comporta una fatica educativa, che, però, alla fine dà buoni risultati. Anche l’educazione in tema mediale passa attraverso l’esempio e l’acquisizione di regole che valgono per tutti».
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