Come tutti i decessi legati all’influenza, alla tubercolosi e all’AIDS messi insieme. Da anni ormai le istituzioni sanitarie stanno chiedendo maggior impegno da parte dei governi di tutto il mondo per affrontare le infezioni resistenti agli antibiotici.
L’Italia è il Paese più colpito d’Europa
Ogni anno 33.000 persone muoiono nell’Unione Europea a causa di infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici. Un terzo dei decessi si verifica in Italia. I dati arrivano da uno studio del Centro Europeo per il Controllo delle Malattie (Ecdc), che ha rilevato anche come nel nostro Paese la probabilità di contrarre infezioni durante un ricovero ospedaliero è del 6%, con 530.000 casi ogni anno. Così l’Italia si posiziona all’ultimo posto in Europa, come Paese più colpito da infezioni ospedaliere. Il motivo? L’aumento dei pazienti più “fragili”, con un’età superiore ai 65 anni, l’utilizzo di sistemi sempre più invasivi per l’organismo umano come cateteri o endoscopi che costituiscono veicoli di batteri, ma soprattutto anche la scarsa adozione di strategie di prevenzione.
Cause delle infezioni
La ricerca è stata condotta sui dati del 2015 ottenuti dal network di sorveglianza dell’Ecdc per cinque infezioni resistenti:
- in due casi su tre le infezioni sono dovute a cure mediche;
- il 39% delle infezioni è causato da batteri resistenti anche all’ultima generazione di farmaci, i carbapenemi, e alla colistina, un vecchio antibiotico utilizzato quando gli altri non funzionano.
Uso scorretto ed eccessivo degli antibiotici
Alla base di questo boom di infezioni c’è l’utilizzo eccessivo e non corretto di antibiotici da parte dei pazienti e il rallentamento nella ricerca delle aziende farmaceutiche. I dati sulla ricerca degli ultimi anni, infatti, evidenziano una chiara battuta d’arresto.
Da una parte i medici negli anni hanno prescritto troppi antibiotici, anche con indicazioni fuori luogo (per esempio contro l’influenza) e talora con dosi non corrette. I pazienti, poi, non sempre hanno osservato con correttezza la prescrizione medica sospendendo anticipatamente la cura o riducendo il numero di assunzioni. Tutto ciò ha portato i batteri ad essere sempre più resistenti. Dall’altra parte, invece, le aziende farmaceutiche hanno quasi smesso la ricerca di nuovi antibiotici. Oggi ci troviamo di fronte a germi molto resistenti, ma con pochi rimedi a disposizione per combatterli.
Fonti: Lancet Infectious Diseases
Centro Europeo per il Controllo delle Malattie
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