È il grande tabù collettivo, e come tutti i tabù, poco conosciuto. Parliamo della penetrazione anale maschile. La prima domanda è: il rapporto anale può provocare orgasmi maschili, come sostiene la letteratura erotica?
La prostata
In effetti la prostata, il più voluminoso degli organi e ghiandole coinvolti nell’eiaculazione e quindi nell’orgasmo, viene a essere direttamente stimolata durante il rapporto anale. Quindi non ho motivi per non credere a quelle persone che sostengono di avere orgasmi anali né posso escludere che la componente psicologica possa giocare un ruolo determinante nell’esperienza dell’orgasmo anale. Anche questa volta, poi, il mercato dei sex toys può essere di aiuto.
Una zona erogena per omosessuali e non
Gli strap-on sono falli sintetici, più o meno vibranti, attaccati a una cintura che indossa la donna per far la parte, diciamo per intenderci, del maschio sia con altre donne sia, appunto, con maschi. Alcuni di quelli che chiedono alle loro partner di indossarli sono probabilmente cripto-omosessuali o transofili. Ma questa interpretazione non è sufficiente a spiegarne il successo. Li vende anche Amazon, segno di un’inaspettata popolarità e dimostrazione empirica palese che sono parecchi gli uomini, anche totalmente eterosessuali, che amano essere penetrati analmente. Non stupisce che sia decantata dalla letteratura libertina di tutte le epoche e culture la penetrazione, digitale o altro, dell’ano, in prossimità dell’eiaculazione, onde implementarne l’effetto orgasmico.
Una zona non accessibile per paure e fragilità
Se ci sono molti maschi che usano la propria regione anale come erogena, ve ne sono altri che invece non sopportano nemmeno l’idea di essere penetrati. Anche in questo caso non posso essere categorico: certamente molti di questi timorosi sono maschi di fragile identità o di incerto orientamento sessuale, che avendo ben in testa l’equazione popolare anopenetrazione = omosessualità temono di ammettere, prima di tutto a se stessi, il loro interesse per persone del loro stesso sesso. La loro fobia (ben rappresentata dal linguaggio volgare dove il rapporto anale è usato come metafora del raggiro) può essere sostenuta da fragilità.
Una zona non accessibile per mancanza di piacere
Ma non posso credere che non esistano maschi (e femmine, ovviamente) per cui il rapporto anale ricevuto, con ciò che rappresenta, e col dolore che spesso comporta, sia tutt’altro che un piacere e venga rifuggito, senza per questo avere chissà quale irrisolto complesso.
Emmanuele A. Jannini, professore di Endocrinologia e Sessuologia Medica Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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