Più sole prendiamo o più invecchiamo e più dobbiamo fare i conti con le macchie solari. Ma cosa sono queste macchie scure così antiestetiche? Dobbiamo preoccuparci?
In questo articolo
La melanogenesi: ecco come si formano le macchie solari
È un effetto distorto della melanogenesi, cioè la formazione di melanina, il pigmento che dà la colorazione scura alla pelle. Spesso capita che la melanina non si distribuisca uniformemente, ma si concentri in determinate aree, formando appunto delle macchie, le cosiddette iperpigmentazioni.
Ne soffre una donna su tre
Si stima ne soffra una donna su tre sopra i 40 anni, con un progressivo aumento delle fasce più giovani, tra i 20 e i 30. Conoscere i fattori di rischio e l’importanza della diagnosi precoce diventa prioritario, per inquadrare il problema e affrontarlo con la metodologia più adeguata. Anche molti uomini ne soffrono, anche se la pelle maschile, essendo più spessa, ne è meno soggetta.
Melasma e lentigo le più diffuse
Melasma, lentigo solari e senili sono gli inestetismi più diffusi. La causa principale per tutte è un’esposizione esagerata e poco protetta al sole, che stimola la produzione della melanina in eccesso. Sul banco degli imputati salgono innanzitutto i raggi Uva. I raggi ultravioletti producono i loro effetti sulla pelle 365 giorni all’anno. Obbligatorio quindi proteggersi tutto l’anno.
«Nel caso delle lentigo solari e senili, la reiterazione della fotoesposizione provoca dei danni cronici di fotoinvecchiamento» spiega Elena Bruni, specialista in dermatologia all’Istituto dermoclinico Vita Cutis di Milano. «Invece nel melasma intercorrono anche fattori ormonali, come la presenza di elevati livelli di estrogeni (in particolare il 17-beta-estradiolo) con aumento significativo dell’attività dei melanociti».
Più predisposte le persone con pelle scura
Altro mito da sfatare: le persone con la pelle chiara rischiano di più. Non è vero. «A livello epidermico non vi sono differenze tra pelle chiara e pelle scura per quanto riguarda il numero, la distribuzione e la morfologia dei melanociti», continua la dermatologa.
«Vi sono invece alcune discrepanze sostanziali nella morfologia e distribuzione dei melanosomi. Si tratta di organelli prodotti dai melanociti deputati alla sintesi e all’accumulo della melanina. In chi ha la pelle scura i melanosomi sono più grandi, sono presenti anche nei corneociti. Sono cellule che formano lo strato protettivo dell’epidermide, e che non sono raggruppati e sono circondati da una membrana. Le differenze relative ai melanosomi, quindi, aumentano nella pelle scura la predisposizione all’iperpigmentazione».
Prevenzione 365 giorni all’anno: si prevengono così le macchie solari
«Nei mesi con più ore di sole, filtri chimici e fisici con fattore di protezione 50 possono essere abbinati a una corretta “igiene” solare», avverte Bruni. «Le regole sono note:
- non esporsi nelle ore centrali della giornata ed evitare improvvise scottature, favorendo invece una graduale e lenta abbronzatura durante il periodo di fotoesposizione.
- In chi non ha o ha pochi capelli, consiglio anche l’utilizzo di un cappello.
Il melasma, invece, tende a comparire sul volto e, in particolare, in zone molto visibili ed esposte come il labbro superiore, le guance e la fronte. «Un’adeguata fotoprotezione va ripetuta ogni due ore cercando di limitare al massimo l’esposizione solare (e quindi anche l’abbronzatura) nelle donne in gravidanza, che allattano o che assumono la pillola anticoncezionale», suggerisce la specialista.
Il ruolo degli integratori
In chiave preventiva possono essere utili anche alcuni micronutrienti. «Gli integratori adatti a preparare la pelle per l’abbronzatura e mantenere un buon trofismo cutaneo contengono sostanze antiossidanti: polypodium leucotomos, niacinamide, vitamine C, D ed E», spiega Bruni.
«Queste partecipano al funzionamento del collagene e contrastano l’attività dei radicali liberi, contribuendo alla normale funzione del sistema immunitario cutaneo. Si tratta di integratori per bocca che si assumono una o due volte al giorno e che sono in grado di coadiuvare una terapia preventiva o un trattamento in modo completo».
Creme e gel depigmentanti
I trattamenti per il melasma sono svariati e ogni caso va valutato singolarmente per un approccio terapeutico personalizzato. «La terapia comprende l’utilizzo di creme o gel a base di idrochinone, retinoidi o altre sostanze schiarenti», continua la dermatologa.
«I cosmetici depigmentanti hanno un ruolo fondamentale nella terapia del melasma, in quanto agiscono direttamente sugli accumuli di melanina. Sostanze come il B-resorcinolo, l’acido glicirretico e il rucinolo sono le più efficaci contenute nelle creme schiarenti. Per aumentarne l’efficacia, si possono utilizzare anche gel a base di fosfolipidi, che sono potenti ristrutturanti. Trattata la macchia, è indispensabile esporsi al sole con le dovute precauzioni per evitare che riappaia».
I trattamenti efficaci
Oltre a prescrivere creme e gel schiarenti, lo specialista può intervenire con una delle procedure dermoestetiche efficaci per il melasma. Si tratta di:
- peeling chimici con acido glicolico o acido tricloracetico, dermoabrasione, laserterapia. Fondamentale è il successivo mantenimento, ossia una costante fotoprotezione per evitare ricadute.
- Contro le lentigo solari e senili si possono utilizzare peeling chimici all’acido glicolico, cogico, tricloracetico, piruvico o retinoico, ma anche laserterapia con laser Q-switched, crioterapia con azoto liquido, dermoabrasione, luce pulsata.
- Efficaci sono anche le creme cheratolitiche ed esfolianti che favoriscono il turnover cellulare e la desquamazione.
- Anche nel caso delle lentigo solari e senili, il trattamento va valutato singolarmente dal dermatologo, nell’ottica più globale di prevenzione dei tumori cutanei causati dal fotodanneggiamento.
Possono essere spia di altre malattie
L’iperpigmentazione cutanea può essere spia di malattie sistemiche importanti, non solo dermatologiche. «In questi casi gli squilibri ormonali comportano spesso la comparsa di macchie scure sulla pelle, come accade nella sindrome dell’ovaio policistico, nella malattia di Addison, nell’iperprolattinemia, nel diabete e nelle tiroiditi autoimmuni», conclude Bruni. «La genetica, in questi casi, è solamente uno dei numerosi fattori coinvolti in un meccanismo complesso di alterazione della funzionalità melanocitaria».