Alimentazione

Rafano: proprietà, benefici e controindicazioni

La sua radice, ricca di vitamina C e antiossidanti, è ideale per conferire ai piatti un tocco aromatico intenso e pungente

Con il suo gusto deciso, il rafano è un ingrediente perfetto per dare una nota distintiva a ricette di carne, pesce e verdure, e per creare salse e condimenti aromatici. Scopriamo come utilizzarlo al meglio in cucina e quali sono le sue proprietà benefiche.

Cos’è il rafano?

Il rafano (Armoracia rusticana) è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Brassicaceae, la stessa di cavoli e ravanelli. La sua radice, bianca, carnosa e cilindrica, ha un sapore piccante e pungente, simile a quello della senape o del wasabi, la cui essenza si sprigiona quando viene grattugiata o tritata. Sebbene la radice sia la parte più consumata, anche le foglie del rafano sono commestibili. 

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Benefici e controindicazioni

Ricco di vitamina C, il rafano è fonte di fibre, minerali, come il potassio, il calcio e il fosforo, e antiossidanti. Contiene glucosinolati e isotiocianati, che sono responsabili del gusto piccante e dell’effetto lacrimogeno della radice.

Tra le sue principali proprietà si annoverano quelle antibatteriche, antinfiammatorie e digestive. Il consumo di rafano è stato associato a diversi benefici per la salute, tra cui il miglioramento delle malattie respiratorie, il supporto alla digestione e l’aiuto contro le infezioni urinarie.

Tuttavia, come si legge sul portale dell’Istituto Superiore di Sanità, il suo consumo è controindicato nelle persone che soffrono di problemi renali e di stomaco. Inoltre, è sconsigliato in caso di gravidanza. Le quantità normalmente utilizzate in cucina sono moderate, ma un consumo eccessivo, data l’elevata presenza di isotiocianati, potrebbe interferire con l’assorbimento dello iodio, un minerale essenziale per la funzione tiroidea. Quando si maneggia la radice di rafano, è altresì importante fare attenzione. Infatti, il suo odore forte può provocare lacrimazione e, in alcuni casi, irritazione agli occhi, con possibile insorgenza di congiuntivite o mal di testa.

Utilizzi in cucina del rafano

In cucina, il rafano è molto utilizzato come condimento. La sua piccantezza si sposa bene con una vasta gamma di piatti, come pasta, carni bollite, pesce, insalate e zuppe. Si può usare sia grattugiato che nella preparazione di salse. Una delle preparazioni più popolari è la salsa cren, che si ottiene mescolando rafano grattugiato, mollica di pane, aceto, olio extravergine di oliva, zucchero e sale. Questa salsa è ideale per accompagnare varie preparazioni tra cui secondi piatti, uova sode, verdure cotte o crude.

Da non confondere con il wasabi

Il rafano non va confuso con il wasabi, noto anche come ravanello giapponese, da cui si ricava l’omonima salsa verde piccante. Anche se l’uso è simile, il rafano presenta una piccantezza più intensa e persistente, mentre il wasabi è più dolce e la sua piccantezza svanisce più rapidamente. A causa della difficoltà nella coltivazione e della scarsità, il vero wasabi è raro e costoso. Per questo motivo, talvolta i ristoranti utilizzano salse verdi che contengono una maggiore percentuale di rafano rispetto al vero wasabi.

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Aurora Pianigiani

Collabora con OK Salute e Benessere e si occupa di comunicazione in ambito medico-scientifico e ambientale. Laureata in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Firenze, si è formata nel settore dei media digitali e del giornalismo. Ha conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e della Salute presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e contestualmente ha scritto articoli per testate giornalistiche che svolgono attività di fact-checking.
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