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Il prurito vaginale colpisce quasi
tutte le donne
«Più del 90% delle donne sperimenta un problema di prurito almeno una volta nella vita», afferma Filippo Murina, responsabile del servizio di patologia del tratto genitale inferiore dell’ospedale Buzzi di Milano. «Il prurito vulvare può essere segno di numerose affezioni: su tutte, le infezioni sono le più frequenti», conferma Murina.
Il prurito sintomi di
diverse infezioni
«La più diffusa è la candidosi, che si presenta anche con altri segni come secrezioni vaginali piuttosto che un arrossamento o un gonfiore a livello delle piccole e delle grandi labbra».
Il prurito può essere il segnale di:
- infezioni batteriche e di altri germi come il trichomonas vaginale;
- di problematiche di tipo irritativo o allergico legate ad esempio all’utilizzo di un detergente non adeguato e ricco di profumi;
- indossare biancheria intima realizzata con filati sintetici o tinta con coloranti che, in coloro che già soffrono di allergie, potrebbero dare problemi;
- anche la forma degli slip può dare irritazione, se stringono troppo;
- dermatosi come il Lichen sclerosus che, oltre al prurito, si manifesta anche con aree più bianche o piccole ulcerazioni sui genitali esterni;
- malattie metaboliche come il diabete.
L’importanza del detergente
La prima regola in caso di prurito è l’igiene intima che può lenirlo e, in alcuni casi, anche aiutare a risolverlo. L’importante è scegliere il detergente giusto.
Come dev’essere allora il detergente?
- Non deve contenere conservanti e profumi;
- deve essere ipoallergenico;
- idratante;
- delicato;
- fare poca schiuma.
La schiuma ha in parte una sua utilità, dovuta ai tensioattivi che catturano sporcizia, secrezioni e cellule morte. Ma se è troppa non va bene. Potrebbe essere aggressiva nei confronti del film idrolipidico che normalmente difende la cute vulvare. Questa sorta di mantello protettivo serve anche a mantenere il giusto grado di acidità che è variabile ma comunque intorno a 4-4,5.
Le conseguenze se non si
interviene subito
La ricaduta che può avere sulla vita di coppia. «Se in pochi giorni non scompare, un trattamento non adeguato o tardivo, e quindi un persistere del disturbo, può portare alla cronicizzazione e a problematiche che poi risultano difficili da gestire», avverte Murina. «Per esempio una micosi che tende a ripetersi, che viene automedicata o non trattata nel modo corretto, può far evolvere l’infezione in un processo di ipersensibilità delle terminazioni nervose, per cui la donna ha un prurito ciclico che sfocia poi in irritazione e dolore al rapporto. Questa situazione è tra le cause più frequenti di vulvodinia». Qui scopri come curarla.
L’importanza della diagnosi
«Le diagnosi frettolose o telefoniche possono arrivare a conclusioni errate con il rischio di prescrivere un trattamento non adeguato», conclude Murina. «Per esempio, la possibilità che il prurito sia segno di candida non rappresenta più del 30-35% dei casi. Un tampone vaginale può risultare positivo nel 30% dei casi senza che la donna abbia altri sintomi. Il pH della vagina andrebbe misurato sempre perché può essere un forte indicatore di un’infezione piuttosto che di un’altra. Per esempio, nella candida il pH è acido, nelle infezioni batteriche e nel trichomonas è basico. E poi bisogna tenere in considerazione le secrezioni, come sono, se hanno un odore sgradevole. Fino ad arrivare a situazioni come la vulvodinia in cui la donna lamenta fastidio e dolore durante i rapporti sessuali».