![](https://www.ok-salute.it/wp-content/uploads/2024/12/influenza-lunga.jpg)
L’influenza Australiana H3N2 sta preoccupando seriamente i sistemi sanitari, con un aumento dei ricoveri, soprattutto tra i bambini. Anche in Italia i contagi da virus respiratori sono in crescita, ma la tendenza appare ancora gestibile. Vediamo come queste infezioni stanno evolvendo e quali sono le implicazioni per il nostro sistema immunitario.
In questo articolo
Influenza e virus respiratori: perché non passano facilmente?
Le infezioni virali, inclusa l’influenza, possono durare più del previsto in alcune persone. Questo dipende da come il sistema immunitario reagisce. Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, la risposta immunitaria varia tra individui con prevalenza di risposta T1 (anticorpale) o T2 (cellulare). Chi ha una risposta T2 efficiente recupera più rapidamente, mentre una carenza può prolungare i sintomi. “La vera influenza si risolve in circa 5 giorni, ma sintomi prolungati possono indicare altre infezioni o sovrainfezioni batteriche,” afferma Pregliasco.
Negli USA contagi in aumento e pressione sugli ospedali
Negli Stati Uniti i ricoveri pediatrici sono in crescita. Il virus respiratorio sinciziale (RSV) sta colpendo duramente i bambini, con 21 ospedalizzazioni ogni 100.000 neonati nell’ultima settimana di novembre. Anche l’influenza e il Covid contribuiscono al carico sanitario, aggravato da un basso tasso di vaccinazioni rispetto agli anni precedenti.
La situazione in Italia: influenza Australiana e RSV sotto controllo
In Italia, i contagi da virus respiratori, inclusa l’influenza H3N2, sono in aumento. Secondo il bollettino RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità:
- Incidenza attuale: 7,8 casi per 1.000 assistiti, con circa 458.000 nuovi casi nella settimana del 18-24 novembre.
- Gruppi più colpiti: bambini sotto i 5 anni, con un’incidenza di 18,7 casi per 1.000 assistiti.
Sul totale dei campioni analizzati, oltre ai virus influenzali sono stati identificati altri patogeni, tra cui RSV (1,7%), rhinovirus (14,5%) e Sars-CoV-2 (3,2%).
RSV: un rischio anche per gli adulti
L’RSV, spesso associato ai neonati, rappresenta un rischio significativo anche per gli over 60 con patologie croniche come diabete e BPCO.
- Dati preoccupanti: in Italia, nel 2019 si sono verificati circa 290.000 casi di infezioni da RSV, con 26.000 ospedalizzazioni e 2.000 decessi.
- Sintomi: tosse persistente, febbre e difficoltà respiratorie, con rischi di polmonite e bronchiolite nei casi più gravi.
La prevenzione è fondamentale
Secondo l’Osservatorio Virus Respiratori, la prevenzione dell’RSV è ancora sottovalutata, soprattutto tra gli adulti. “Oggi abbiamo nuovi vaccini efficaci, che possono ridurre del 30-40% il carico di malattia nei Paesi ad alto reddito,” sottolinea Pregliasco.
Conclusioni: l’importanza di agire ora
La stagione influenzale e l’aumento delle infezioni respiratorie richiedono interventi tempestivi. Vaccinarsi, adottare misure igieniche e mantenere uno stile di vita sano sono strategie cruciali per limitare la diffusione dei virus e proteggere le categorie più vulnerabili.