Nel 2023 in Italia si sono registrate 2.349 nuove diagnosi di HIV, in aumento rispetto alle 2.140 del 2022, con un aumento in termini percentuali del 5,8 per cento.
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Diagnosi di HIV arrivano troppo tardi
Di queste, oltre il 40% è stata effettuata in ritardo, con una conta di linfociti CD4 inferiore a 350, che indicano che il loro sistema immunitario sia già compromesso. In pratica il contagio è avvenuto molto prima del test positivo e quindi la malattia si trova già in una fase avanzata. Chi arriva troppo tardi sono soprattutto gli eterosessuali: i due terzi delle diagnosi arrivano quando l’infezione è già in corso da tempo.
Ciò è un segno, spiegano gli esperti, che il contagio è avvenuto da molto tempo e che la malattia è in fase avanzata. La fascia più colpita è quella degli uomini tra i 30 e i 39 anni, con il Lazio in cima alla lista per incidenza. La fascia di età più colpita tra le donne è quella tra i 25 e i 29 anni. Va da sé che sia cruciale incrementare la percezione del rischio e incentivare l’accesso ai test e agli strumenti di prevenzione.
Soltanto il 12,3% dei nuovi casi ha scoperto la sieropositività per controlli di routine, screening o campagne informative. Il gruppo più a rischio resta quella degli omosessuali con il 38,6%, seguita dai maschi eterosessuali (26,6%) e femmine eterosessuali (21,1%).
Stigma e disinformazione: un problema culturale
Un’indagine condotta da AstraRicerche per Gilead Sciences rivela che il 57,3% degli italiani si dichiara “abbastanza informato” sull’HIV, ma solo il 10,6% afferma di conoscerne a fondo i meccanismi. Permangono falsi miti, come il timore di trasmettere il virus attraverso il bacio (14,5%) o la puntura di una zanzara (16,6%).
Questi dati evidenziano l’importanza di combattere lo stigma, spesso causato dalla paura e dalla disinformazione. Un concetto chiave ancora poco noto è U=U (Undetectable = Untransmittable): una persona con HIV con carica virale non rilevabile perché segue nel modo corretto la terapia non può trasmettere il virus. Solo il 22,9% degli italiani è a conoscenza di questo fatto fondamentale.
Prevenzione: strumenti poco conosciuti
Un altro dato preoccupante riguarda la scarsa conoscenza degli strumenti di prevenzione. Solo il 6,7% del campione conosce la profilassi pre-esposizione (PrEP), mentre il 56,5% ignora l’esistenza dei checkpoint, presidi territoriali per il test e il supporto psicologico.
Come spiega Daniele Calzavara, coordinatore del Milano Check Point, questi luoghi sono fondamentali per raggiungere chi è più vulnerabile e offrire un ambiente sicuro, inclusivo e privo di discriminazioni.
La nuova legge sull’AIDS: a che punto siamo?
La proposta di legge per modernizzare la normativa sull’HIV/AIDS è ancora ferma in Commissione Affari Sociali. Mauro D’Attis, componente della V Commissione Bilancio e relatore della proposta, ha sottolineato durante la presentazione del libro bianco “HIV. Le parole per tornare a parlarne” l’importanza di avere una nuova legge entro il 1° dicembre 2024, data della Giornata Mondiale contro l’AIDS.
La nuova normativa dovrebbe aggiornare la legge 135 del 1990, includendo strumenti più moderni per combattere l’HIV, l’AIDS, l’HPV e altre malattie sessualmente trasmissibili. La parlamentare Simona Loizzo ha ribadito l’urgenza di approvare il testo entro il 2025.
Ricerca e innovazione: verso il futuro
Le terapie per l’HIV sono sempre più efficaci e sostenibili, ma la ricerca non si ferma. Sebbene un vaccino sia ancora lontano, le nuove terapie long-acting e un approccio multidisciplinare stanno migliorando la qualità di vita dei pazienti.
Conclusioni: una sfida condivisa
Per vincere la lotta contro l’HIV/AIDS, è necessario uno sforzo collettivo che coinvolga istituzioni, associazioni e comunità scientifica. Come sottolinea Rosaria Iardino della Fondazione The Bridge, l’approvazione della nuova legge rappresenta un passo fondamentale per garantire un futuro libero dal virus.