La ragazza di vent’anni, deceduta a Milano dopo aver mangiato due cucchiai di un tiramisù venduto come vegano in un ristorante del Centro, ha suscitato non poche preoccupazioni, soprattutto tra chi deve seguire una dieta particolare a causa di una o più allergie alimentari. La giovane, infatti, era allergica alle proteine del latte e alle uova: per questo motivo era attentissima a ciò che ingeriva e sceglieva i ristoranti che le garantissero massima sicurezza in cucina. Purtroppo, però, sull’etichetta del tiramisù – già ritirato dal commercio – non erano segnalate le tracce di latte che, invece, erano presenti nel dessert e che, dai primi accertamenti, hanno scatenato lo shock anafilattico che ha portato alla morte della ragazza.
In alcuni casi basta l’esposizione a una dose molto bassa di allergene per scatenare una reazione. Non tutti i pazienti allergici corrono il pericolo di reazioni gravi. Non è però possibile prevedere chi è a rischio e chi non lo è. Bisogna quindi trattare tutti nello stesso modo, con il consiglio di non ingerire alcuna quantità dell’alimento specifico.
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Shock anafilattico: il “kit di salvataggio”
Chi sperimenta per la prima volta una reazione grave, viene istruito e fornito di un kit di emergenza con due fiale di adrenalina (il cosiddetto farmaco “salvavita”) e il cortisone. Il rischio di contaminazione può esserci ovunque, a maggior ragione quando si esce in locali pubblici, come bar e ristoranti.
L’auto-iniettore di adrenalina va utilizzato solo quando la reazione è sistemica, cioè vi sono sintomi associati in vari apparati. In genere, questo intervento è sufficiente a contrastare l’evento grave. Il problema è chi sperimenta per la prima volta una reazione grave. In questi casi, ai primi sintomi bisogna chiamare immediatamente il 118. In caso di arresto cardiaco, nell’attesa dei soccorsi, un defibrillatore può essere utile.
I sintomi dello shock anafilattico
Di quali sintomi si parla? Inizialmente sono cutanei, respiratori, talvolta anche gastrointestinali, quindi prurito, anche a livello della pianta di mani e piedi, mancanza di respiro e nei casi più gravi svenimento a causa del calo significativo della pressione. L’adrenalina blocca la progressione della reazione evitando che si arrivi allo shock anafilattico, inteso come il calo della pressione arteriosa così significativo da mettere a rischio la vita della persona.
Controlli in ospedale
Dopo l’iniezione di adrenalina, tutto devono sempre recarsi in ospedale per fare ulteriori controlli e le terapie del caso considerato che tali reazioni possono essere bifasiche. Si può avere cioè una prima manifestazione pochi minuti dopo l’esposizione all’allergene e poi riprendere dopo poche ore. Per questo il paziente deve essere monitorato almeno per le 12 ore successive.
L’assistenza di amici o parenti
Se il paziente non è in grado di fare l’iniezione da solo, chi sta intorno a lui deve agire immediatamente. Il primo step – conclude – è mettere il paziente sdraiato con le gambe in alto per favorire il ritorno del sangue verso il cuore. Il secondo è prendere l’auto iniettore di adrenalina – se è un paziente che ce l’ha già – e procedere all’iniezione per via intramuscolare, sulla coscia. Se dopo pochi minuti i sintomi continuano chiamare il 118, e nell’attesa dell’arrivo dei soccorsi, procedere con la seconda iniezione di adrenalina.