Avete presente l’effetto nostalgia che ha creato la serie tv Hanno ucciso l’uomo ragno? Questa è solo una delle ultime manifestazioni di un fenomeno che prende il nome di kidulting. Una pratica diffusa soprattutto tra i Millenials, ossia i nati tra il 1981 e il 1996, che seppur ormai adulti acquistano giocattoli per se stessi o ri-guardano i vecchi capolavori degli anni 90 come I Goonies e Ritorno al Futuro. Si tratta di paura di crescere? A partire dagli studi e dalle riflessioni di alcuni psicologi italiani, possiamo esplorare le radici psicologiche di questo fenomeno.
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Kidulting: tra nostalgia e benessere psicologico
Secondo il dottor Stefano Bartoli, psicologo e psicoterapeuta italiano, uno dei motori principali del kidulting (una fusione tra “kid“, bambino, e “adult“, adulto) è il desiderio di ritrovare uno stato mentale associato alla leggerezza e alla sicurezza tipiche dell’infanzia.
I Millennial, in particolare, sono una generazione che ha vissuto una giovinezza meno segnata dall’incertezza economica e sociale rispetto alla loro età adulta, caratterizzata da crisi finanziarie globali, instabilità lavorativa e difficoltà nell’acquisto di una casa o nella creazione di una famiglia. Tornare a esperienze infantili diventa quindi un modo per ripristinare quella sensazione di benessere e sicurezza, trovando sollievo e conforto per fronteggiare le sfide del presente. È come se, per un momento, ci si potesse rifugiare in una dimensione sicura e rassicurante, lontana dalle pressioni del mondo adulto.
La sindrome di Peter Pan e la paura di crescere
Per alcuni psicologi, il kidulting potrebbe anche essere interpretato come una forma di “sindrome di Peter Pan“, ossia la difficoltà ad accettare la crescita e le responsabilità che ne derivano. Massimo Recalcati, noto psicoanalista italiano, ha trattato questa dinamica in numerosi suoi saggi. Secondo Recalcati, una delle difficoltà dell’essere adulti contemporanei è proprio l’accettazione della perdita dell’infanzia, con le sue promesse e i suoi sogni.
Tuttavia, l’esperto evidenzia che non tutti coloro che si dedicano a queste attività sono incapaci di crescere o accettare la propria condizione. Anzi, può trattarsi di un modo per vivere meglio la propria età adulta, senza dover rinunciare completamente alla fantasia e alla creatività. «Essere adulti non significa uccidere il bambino che c’è in noi», sostiene Recalcati, «ma imparare a dialogare con esso».
L’impatto della cultura pop e dei media
Un altro aspetto rilevante è l’impatto della cultura pop e dei media. I Millennial sono cresciuti negli anni ’80 e ’90, epoche segnate dal successo di cartoni animati giapponesi, videogiochi, videoclip e serie televisive. Molte di queste icone della cultura pop sono oggi riproposte in chiave moderna, alimentando un mercato di prodotti e servizi nostalgici pensato per un pubblico adulto.
Questa tendenza, come osserva il sociologo Paolo Soraci, risponde alla logica di consumo: il mercato ha compreso il potenziale economico del kidulting e lo ha sfruttato, rendendo accessibili versioni adulte di hobby e passioni infantili. Soraci osserva, inoltre, come la cultura pop odierna sia particolarmente influente nel creare un’identità collettiva e nostalgica. «Rivivere esperienze dell’infanzia crea un senso di appartenenza e solidarietà generazionale», spiega Soraci. «È come se, attraverso queste esperienze comuni, i Millennial potessero ritrovare un’identità condivisa e rafforzare il senso di connessione con i loro coetanei».
Kidulting come meccanismo di difesa
Dal punto di vista psicologico, il kidulting può essere anche visto come una forma di meccanismo di difesa. Secondo la psicoterapeuta italiana Margherita Spagnuolo Lobb, le attività che riportano alla mente l’infanzia possono essere utili per affrontare lo stress e l’ansia. La vita moderna impone ritmi e aspettative sempre più pressanti: è naturale, quindi, che molte persone cerchino sollievo attraverso forme di escapismo, ovvero di fuga dalla realtà. I giochi e le attività infantili, con il loro carattere leggero e fantasioso, rappresentano un “luogo sicuro” che permette di ridurre le preoccupazioni e le tensioni del quotidiano.
Kidulting: un’arma a doppio taglio
Spagnuolo Lobb aggiunge che il kidulting può diventare un’arma a doppio taglio: se da una parte aiuta a ritrovare una dimensione di benessere, dall’altra può ostacolare la maturità emotiva. «È fondamentale non perdere di vista l’importanza di un equilibrio tra momenti di leggerezza e una sana accettazione della realtà», afferma Spagnuolo Lobb.
Un fenomeno globale ma individuale
Nonostante le possibili sfaccettature psicologiche, è importante sottolineare che non tutti i kidult sono motivati dagli stessi bisogni. Se per alcuni il è una strategia di fuga, per altri è semplicemente una fonte di piacere e creatività. Anche l’etnopsichiatra e psicoterapeuta italiano Vittorio Lingiardi, parlando di fenomeni come il kidulting, osserva che si tratta di un “viaggio dentro di sé” che assume un significato diverso per ciascun individuo. «Il ritorno all’infanzia può essere visto come un recupero di autenticità, un modo per non dimenticare chi eravamo e da dove veniamo», afferma. In questo senso, il kidulting non è soltanto un segno di regressione, ma una ricerca di identità e benessere.