Bambini

Screening del diabete nei bambini: -94% di complicanze

Uno studio ha dimostrato quanto sia importante la diagnosi precoce per evitare la chetoacidosi

La diagnosi precoce del diabete di tipo 1 può ridurre del 94% il rischio di gravi complicanze, in particolare della chetoacidosi, la più pericolosa conseguenza della malattia. Grazie allo screening pediatrico del diabete, si stima che ogni anno oltre 450 bambini potranno evitare questa complicanza, a volte fatale. A sostenerlo sono gli esperti della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP), in occasione della Giornata Mondiale del Diabete.

L’importanza dello screening del diabete nei bambini: i dati degli studi

Secondo uno studio italiano, guidato da Valentino Cherubini, presidente della SIEDP e referente del Ministero della Salute per il diabete pediatrico, i bambini che ricevono la diagnosi di diabete senza screening mostrano una frequenza elevata di chetoacidosi.

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Al contrario, uno studio tedesco nell’ambito del progetto Fr1da ha dimostrato che nei bambini sottoposti a screening, la chetoacidosi è significativamente ridotta, con un’incidenza pari al 2,5%, rispetto al 41,2% dei casi senza screening. Questi dati sottolineano l’importanza della legge 130/2023, che ha reso l’Italia il primo Paese al mondo con un programma di screening nazionale per la prevenzione del diabete di tipo 1 nei bambini.

Diabete di tipo 1: una sfida globale

Attualmente 8,4 milioni di persone in tutto il mondo convivono con il diabete di tipo 1, in Italia sono 300.000, e ogni anno si registrano circa mezzo milione di nuovi casi in età pediatrica. In Italia, la prevalenza della chetoacidosi è una delle più alte, con oltre 20.000 bambini affetti dalla malattia.

Come si sviluppa la chetoacidosi nei bambini

La chetoacidosi diabetica si verifica quando l’organismo non produce sufficiente insulina e utilizza i grassi per energia, accumulando acidi (chetoni) nel sangue. Questa condizione può causare gravi alterazioni neurologiche e mettere in pericolo la vita dei bambini affetti.

«In Italia, dove spesso la diagnosi avviene con i sintomi della complicanza, la frequenza della chetoacidosi è al 41,2% nei bambini piccoli, con un secondo picco tra i 10 e i 12 anni» spiega Cherubini. Al contrario, grazie allo screening, i dati dello studio Fr1da mostrano un’incidenza ridotta al 2,5%, con una significativa riduzione del rischio di complicanze.

Programma di screening in Italia: un progetto pilota per prevenire il diabete di tipo 1

Con l’approvazione della legge 130/2023, è stato avviato un progetto pilota in quattro regioni italiane, che ha già coinvolto 3.600 bambini, con risultati promettenti: lo 0,23% è risultato positivo. Entro il prossimo anno, il programma sarà esteso su scala nazionale e si prevede che coinvolgerà bambini tra i 2-3 anni e successivamente tra i 5-7 anni. Grazie alla diagnosi precoce e allo screening, oltre 450 bambini ogni anno potranno evitare la chetoacidosi.

Nuove terapie: Teplizumab disponibile in Italia per uso compassionevole

Per la prima volta in Italia è disponibile Teplizumab per uso compassionevole. Questo farmaco, approvato negli USA dalla FDA, può ritardare l’esordio clinico del diabete di tipo 1 nei bambini dagli 8 anni in su, positivi a due o più autoanticorpi. Teplizumab è un anticorpo monoclonale somministrato per via endovenosa che agisce legandosi a cellule specifiche del sistema immunitario, ritardando l’insorgenza del diabete di tipo 1. Uno studio su 76 pazienti ha dimostrato che, a 51 mesi dalla somministrazione, il 45% dei pazienti trattati con Teplizumab ha sviluppato diabete di tipo 1, rispetto al 72% del gruppo placebo, un ritardo significativo.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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