La Food and Drug Administration, l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, fa sapere che il vaccino Johnson & Johnson aumenterebbe il rischio di andare incontro a una rara patologia neurologica, nota come sindrome di Guillain-Barré. Stando all’indagine della FDA, infatti, il rischio tra chi ha ricevuto la vaccinazione a dose unica salirebbe dalle 3 alle 5 volte rispetto alla popolazione generale. Al momento le autorità americane hanno identificato un centinaio di casi, soprattutto tra gli uomini over 50 e di solito dopo 2-3 settimane dalla somministrazione del vaccino. Alla luce di queste evidenze, anche l’EMA sta analizzando i dati forniti da Johnson&Johnson.
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Che cos’è la sindrome di Guillain- Barré?
La sindrome di Guillain-Barré è la più frequente forma di polineuropatia acquisita. È causata da una lesione acuta del nervo, che il più delle volte è dovuta a una demielinizzazione. Si parla di demielinizzazione quando le guaine che rivestono le fibre nervose degenerano. Nelle forme più gravi si ha anche la degenerazione secondaria degli assoni, ovvero il prolungamento dei neuroni. In alcuni pazienti la degenerazione assonale è precoce e compare al posto della demielinizzazione.
Quali sono le cause?
Le cause che scatenano questa malattia non sono ancora certe. Al momento si pensa che sia provocata da una risposta immunitaria contro alcune molecole del nervo. Questa risposta viene innescata da una precedente infezione contro cui vengono prodotti degli anticorpi; questi riconoscono anche delle molecole del nervo simili a quelle dell’agente infettante.
Quali sono i sintomi della sindrome di Guillain-Barré?
Il primo campanello d’allarme è una sensazione di debolezza, che comincia in genere dalle gambe per raggiungere poi anche le braccia. Più della metà dei pazienti manifesta debolezza muscolare a livello facciale e orofaringeo. Circa il 5-10% deve essere intubato a causa dell’insufficienza respiratoria. In questi pazienti sono inoltre spesso presenti fluttuazioni della pressione arteriosa, aritmie cardiache, modificazioni pupillari. L’esordio è rapido. La patologia può evolvere a paralisi totale e insufficienza respiratoria.
La sindrome di Miller Fisher
La sindrome di Miller Fisher è considerata una variante della Guillain-Barré. Si manifesta con la caduta delle palpebre (ptosi palpebrale), visione doppia (diplopia) e marcia instabile (atassica). Il recupero comincia solitamente nel giro di 6-8 settimane ma può durare anche vari mesi e talora permangono degli esiti. Fondamentale per un buon recupero è cominciare immediatamente la terapia.
Come si fa la diagnosi della sindrome di Guillain-Barré?
La visita clinica è determinante. Si procede anche all’analisi del liquido (o liquor) cerebrospinale e all’esame elettromiografico. Spesso però entrambi questi esami non sono alterati nei primi giorni di malattia per cui la diagnosi si basa all’inizio principalmente sull’andamento clinico e la rapida progressione dei sintomi.
Come si cura?
Come abbiamo già spiegato questa malattia progredisce molto velocemente e richiede un monitoraggio costante delle funzioni vitali. Fondamentale, durante il trattamento in fase acuta, è assicurarsi che la funzione respiratoria sia conservata e valutare se si rende necessaria la respirazione assistita. Particolare attenzione deve essere posta nel mantenere il paziente correttamente idratato. Molta attenzione dovrà essere prestata per i traumi o per le compressioni degli arti, dovuti soprattutto dalle lenzuola e alle coperte del letto.
La fisioterapia
Il calore allevia il dolore e permette le prime terapie fisiche. Fondamentale è praticare sul paziente, sin da subito, movimenti passivi delle articolazioni e, non appena le condizioni cliniche lo permettano, esercizi attivi.
I farmaci
Quanto alla terapia farmacologica, la plasmaferesi è utile quando eseguita precocemente. Si tratta della terapia usata nei pazienti acuti: abbrevia il decorso clinico e diminuisce la mortalità e l’incidenza delle paralisi permanenti. Le infusioni giornaliere di gamma-globuline nelle prime due settimane sono efficaci quanto la plasmaferesi. I corticosteroidi, quando usati da soli, non si sono invece dimostrati utili nel curare la malattia.