Basterà un semplice esame del sangue per conoscere il rischio di un parto pretermine. Nel sangue della madre infatti ci sono i biomarcatori, ovvero i segnali, che consentono di identificare le donne che daranno alla luce i loro figli fino a due mesi prima della scadenza naturale. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science.
Già una ricerca pubblicata sulla rivista Journal of Perinatology il mese scorso era arrivato a conclusioni simili.
Nel mondo ogni anno nascono 15 milioni di bambini prima del termine
Il rischio che ha una donna incinta di partorire prima dipende spesso da alcune complicanze mediche o legate allo stato di salute della madre. Si tratta di stress, diabete e la preeclampsia, una condizione in cui, ai livelli alti della pressione, si aggiungono altre complicanze, come la perdita di proteine e la presenza di edemi. Una donna può avere un parto pretermine però anche se non ha nessuno dei fattori di rischio conosciuti.
Si capirà anche l’età gestionale del bambino
Ma c’è di più. Utilizzando gli stessi campioni di sangue, i ricercatori hanno trovato dei biomarcatori nel sangue materno. Questi biomarcatori possono aiutare a stimare l’età gestazionale del bebé con un’accuratezza comparabile agli ultrasuoni, ma a costi inferiori.
L’orologio della gravidanza
Il team di ricerca ha confermato l’esistenza di un orologio transcriptomico della gravidanza. Questa scoperta potrebbe servire come un nuovo sistema per valutare l’età gestazionale di un feto. «Misurando l’Rna cell-free nella circolazione materna, possiamo osservare i mutevoli schemi di attività genica che si verificano normalmente durante la gravidanza. In questo modo si identificano elementi che potrebbero segnalare ai medici il rischio di parto pretermine – aggiunge David K. Stevenson. – Con ulteriori studi, potremmo essere in grado di identificare specifici geni e percorsi genetici che potrebbero rivelare alcune delle cause alla base del parto prematuro, suggerendo modi per prevenirlo».
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