Christian Eriksen, centrocampista dell’Inter e della nazionale danese, si è accasciato al suolo privo di sensi durante la partita Danimarca – Finlandia di Euro 2020. L’intervento tempestivo del capitano Simon Kjær, che lo ha messo nella giusta posizione e gli ha liberato le vie aree dalla lingua, e dei soccorritori, che gli hanno praticato il massaggio cardiaco e hanno utilizzato il defibrillatore, ha davvero fatto la differenza tra la vita e la morte. Prima di lui, anche altri sportivi sono rimasti coinvolti in simili episodi, avvenuti in campo o a riposo; nella gran parte dei casi, però, l’esito è stato ben diverso (basti pensare al recente caso di Davide Astori, calciatore della Fiorentina scomparso nel 2018).
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Morte improvvisa: gli esami che identificano patologie cardiache “silenti”
Esistono patologie cardiache, presenti anche in persone giovani, che spesso causano morte improvvisa. Queste possono essere individuate (o quantomeno il medico può insospettirsi) con una serie di esami. «A parte l’infarto, ci sono alcune malattie che possono colpire i ragazzi improvvisamente, durante l’attività fisica o il sonno, e che possono essere sospettate attraverso un’anamnesi familiare (il medico deve chiedere se ci sono stati casi di morte improvvisa in famiglia), la verifica della presenza di soffi al cuore, che possono farci pensare a una stenosi aortica o una cardiopatia ipertrofica, un elettrocardiogramma a riposo, che può far sospettare una sindrome di Brugada o una displasia aritmogena del ventricolo destro», interviene Alberto Margonato, primario di Cardiologia clinica e terapia intensiva coronarica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
Queste sono le patologie più frequentemente responsabili di morte improvvisa negli atleti. «Se il sospetto è confermato, si possono effettuare altri esami, come l’ecocardiogramma, la risonanza magnetica, la coronarografia e l’analisi genetica per avere la conferma diagnostica», conclude lo specialista.