L’omeopatia funziona o no? Il dibattito, uno dei più accesi nel mondo della medicina, resta aperto. Fra i primi atti ufficiali dopo l’ascesa al trono, Carlo III d’Inghilterra ha nominato medico di corte Michael Dixon che, nonostante il curriculum di medico convenzionale, negli anni ha approfondito lo studio dell’omeopatia. Il sovrano, che è stato molto criticato per la scelta, è però in buona compagnia.
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I numeri dell’omeopatia
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’omeopatia è il secondo più grande sistema curativo al mondo. Il numero globale dei medici omeopati è di oltre 500.000 e i pazienti utilizzatori sono più di 600 milioni. In Europa sono 130 milioni i cittadini che utilizzano l’omeopatia, corrispondenti al 29% della popolazione, e si contano 50.000 medici che la prescrivono. In Italia sono circa dieci milioni le persone che la utilizzano almeno una volta all’anno.
Omeopatia funziona o no? Il dibattito infinito
A fronte di questi numeri il dibattito su validità e fondamenti dell’omeopatia tiene banco ormai da anni. I dubbi della medicina e della farmacologia fanno leva principalmente sulla carenza di evidenze scientifiche.
«L’omeopatia si basa sul principio della similitudine. Una sostanza che causa sintomi in una persona sana può essere usata, a diluizioni molto elevate, per trattare disturbi simili in una persona malata. Tuttavia, le diluizioni estreme tipiche dell’omeopatia portano a prodotti che contengono solo tracce o addirittura nessuna molecola di principio attivo», dice Renato Bernardini, professore ordinario di farmacologia clinica all’Università di Catania e componente del Consiglio Superiore di Sanità.
Come funziona l’approvazione dei preparati omeopatici?
«Le agenzie regolatorie richiedono prove robuste sull’efficacia e sulla sicurezza dei medicamenti prima di approvarli. L’Agenzia italiana del farmaco, per concedere l’autorizzazione all’immissione in commercio dei prodotti omeopatici, adotta procedure di registrazione ad hoc. Si tratta di processi diversi da quelli correntemente utilizzati per le specialità medicinali propriamente dette», continua il professore.
«La mancanza di studi rigorosi mette in evidenza che le interazioni, le controindicazioni e le reazioni avverse non sono definibili per l’assoluta carenza di prove scientifiche solide, sussistendo pertanto un reale rischio che possano verificarsene, anche di grave entità».
Omeopatia funziona o no: due importanti studi scientifici a distanza di dieci anni l’uno dall’altro l’hanno bocciata
I diversi studi che analizzano i preparati omeopatici «soffrono di gravi difetti metodologici, messi chiaramente in evidenza dall’analisi di singoli studi condotta in approcci metanalitici», prosegue l’esperto.
Lo studio del 2005
«Un gruppo di lavoro coordinato dalla cinese Aijing Shang ha svolto una metanalisi che mette a confronto 110 studi di omeopatia e 110 studi di medicina convenzionale. La conclusione è che le sperimentazioni omeopatiche non dimostrano alcun effetto differente dal placebo.
Questa metanalisi, pubblicata nel 2005 sulla rivista The Lancet, rappresenta un punto di riferimento scientifico a dimostrazione della inutilità dell’omeopatia. Nell’editoriale di accompagnamento allo studio si sconsigliavano inoltre “ulteriori investimenti nella ricerca per perpetuare il dibattito omeopatia contro allopatia” e si raccomandava ai medici di essere intellettualmente onesti con i loro pazienti “circa la mancanza di benefici dell’omeopatia”.
Gli studi del 2015
Successivamente, altre due indagini su larga scala, coordinate nel 2015 dall’NHMRC (Australian National Health and Medical Research Council) e dall’ EASAC (European Academies’ Science Advisory Council), hanno concluso che nessuno dei numerosi trial pubblicati era stato in grado di fornire prove di certezza di un effetto dell’omeopatia superiore a quello di un placebo. In aggiunta, molti studi tesi a dimostrare la superiorità dell’omeopatia erano di scarsa qualità».
Omeopatia funziona o no?
In questo quadro, i rimedi omeopatici continuano a venire prescritti da numerosi medici, a essere in vendita in farmacia e online, oltre che risultare scaricabili a livello fiscale.
«In una certa misura è comprensibile che persone sane ricorrano all’omeopatia per disturbi minori. È meno chiaro perché i soggetti affetti da patologie gravi come i tumori accettino di ricorrere a regimi di medicina omeopatica nonostante la totale assenza di evidenze scientifiche solide, che ne suggeriscono anche la controindicazione», prosegue Bernardini.
Le tesi dei sostenitori e le critiche agli studi che bocciano l’omeopatia
«La metanalisi sfavorevole all’omeopatia condotta da Shang ha ricevuto diverse critiche riguardanti la sua impostazione metodologica», fa presente il team di esperti del consiglio direttivo di FIAMO (Federazione Italiana Associazione Medici Omeopati), presieduto da Bruno Galeazzi.
Le tesi a sostegno dell’efficacia dell’omeopatia
«L’Homeopathy Research Institute ha espresso critiche e serie preoccupazioni riguardo alla correttezza metodologica e all’imparzialità delle affermazioni contenute nel report australiano. Quanto invece agli studi sull’efficacia dell’omeopatia, le evidenze non mancano. Nel sito dell’Istituto di medicina complementare e integrativa dell’Università di Berna si trova un ampio e aggiornato riassunto delle ricerche scientifiche riguardanti l’omeopatia.
- Nel 2019 una revisione sistematica di Alexander Tournier e altri ha certificato che il 79% dei trial di alta qualità conclude a favore della presenza di proprietà fisicamente misurabili dei preparati omeopatici rispetto ai controlli. Si possono leggere i risultati sulla rivista scientifica Journal of Alternative and Complementary Medicine.
- Già nel 2007, confrontando gli studi su modelli cellulari in vitro raccolti in 75 pubblicazioni per un totale di 67 esperimenti, Claudia M. Witt e altri avevano concluso che quasi tre quarti degli esperimenti hanno riscontrato efficacia delle alte potenze omeopatiche. Le potenze sono le dinamizzazioni, ovvero gli scuotimenti del prodotto diluito».