Quando i succhi gastrici dello stomaco risalgono verso l’alto ed entrano in contatto con la parete dell’esofago, causando bruciore, rigurgito acido e talvolta tosse, si parla di reflusso gastroesofageo. Si tratta di un disturbo molto frequente nella popolazione e anche molto fastidioso. Si tratta di un disturbo diffuso: oltre un terzo degli italiani, infatti, ne soffre almeno una volta al mese.
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Bruciore e tosse tra i sintomi del reflusso
Bruciore di stomaco o dietro lo sterno, acidità, rigurgito, senso di digestione lenta e faticosa, sono i sintomi tipici del reflusso gastrico esofageo. Quelli atipici, che si manifestano nel 15% dei pazienti, sono tosse stizzosa, sensazione di un corpo estraneo in gola, difficoltà a deglutire, eruttazioni, dolore al petto, disfonia e raucedine.
Quali sono le cause
All’origine sembra esserci un difetto nel funzionamento del cardias, la valvola che separa l’esofago dallo stomaco. Spesso è provocato dalla presenza di un’ernia iatale, ossia la risalita verso il torace di parte dello stomaco attraverso lo iato (quel forame del diaframma attraverso cui l’esofago si unisce allo stomaco). Tra le cause del reflusso gastroesofageo ci può essere anche la postura. L’aumento della curva dorsale provoca un avanzamento delle costole e dello sterno con conseguenze sull’apparato digestivo. La posizione della gabbia toracica quando non è corretta può compromettere la funzionalità dei visceri e del diaframma. In questi casi oltre alla dieta bisogna intervenire anche sullo scheletro, attraverso la manipolazione di un osteopata.
Come si fa la diagnosi di reflusso
All’endoscopia, in grado di accertare solo i casi di malattia erosiva (più rara), si preferisce un test che prevede la somministrazione per due settimane di farmaci specifici, gli inibitori della pompa protonica: se i sintomi scompaiono la diagnosi è confermata. Altri esami diagnostici a disposizione sono la pH impedenzometria, la manometria esofagea e l’esofagogastroduodenoscopia. Quest’ultimo esame consiste in una sonda munita di telecamera che, inserita dalla bocca, consente al medico di guardare all’interno di esofago, stomaco e duodeno, rilevando l’eventuale presenza di lesioni dovute all’acido.
Gli stili di vita da seguire
Uno stile di vita corretto è in grado di ridurre la sintomatologia nel 20-30% dei casi. Il primo consiglio è di non sovraccaricare lo stomaco. Dunque l’ideale è fare cinque pasti al giorno, con due spuntini frapposti tra colazione, pranzo e cena, per evitare il consumo di porzioni abbondanti, cercando di mangiare lentamente, masticando molto i cibi. Da ridurre per evitare bruciore e tosse, gli alimenti che possono peggiorare il reflusso gastroesofageo, come gli agrumi, i pomodori, i latticini, il cioccolato, gli alcolici, il tè e il caffè.
Bisogna poi evitare subito dopo i pasti di:
- mettersi a dormire;
- eseguire sforzi fisici;
- indossare vestiti e cinture troppo stretti.
È consigliabile invece dormire con la testata del letto rialzata (nei casi indicati dal medico).
Come si cura il reflusso
Nella grande maggioranza dei casi si ottengono buoni risultati con gli inibitori della pompa protonica, che riducono la quantità di acido nello stomaco, e vanno in genere assunti per lunghi periodi, stabiliti dal medico. Nei rarissimi casi di mancata risposta ai farmaci, si rimodella la giunzione gastroesofagea con un intervento per l’ernia iatale.
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