C’è un trauma infantile che non sono ancora riuscita a risolvere: ho il terrore dei serpenti. E che problema è?, potrebbe pensare qualcuno. A ben pochi piacciono i rettili, ma in genere non è poi così frequente la possibilità di incontrarne uno. E invece per me lo è. Perché io vivo in un piccolo borgo di soli 14 abitanti della Vallarsa, tra le montagne del Trentino. Un posto che amo molto, pieno di verde e di pace. Peccato che nei prati e nei boschi circostanti i serpenti non siano affatto pochi. Anzi. È proprio lì che, da bambina, ne ho incontrato uno per la prima volta.
Una paura che mi porto dietro da quando ero bambina
Facevo una passeggiata nel bosco con i miei genitori, e a un tratto ho visto una coda scivolare dentro a un cespuglio, proprio in una discesa che mio padre stava imboccando. Terrorizzata, mi sono messa a urlare a squarciagola per avvisarlo di cambiare strada. Chissà, forse è stato il terrore che potesse morderlo e avvelenarlo, e quindi che avrei potuto addirittura perderlo per colpa di quell’orribile animale. Sta di fatto che da allora ho cominciato a fare un vero e proprio dramma perfino quando, guardando il film di Harry Potter, compariva il Basilisco, il serpente gigantesco e pericolosissimo: mi coprivo occhi e orecchie fino a quando non spariva dallo schermo.
Perdo totalmente il controllo: urlo e piango
Tuttora, se capita che appaia un rettile all’improvviso in tv, cambio subito canale. Crescendo, infatti, le cose non sono affatto migliorate. Soprattutto perché di quegli incontri, purtroppo, ne ho fatti ancora tanti. Come quella mattina in cui prendevo il sole sul terrazzo e mio fratello mi ha avvisato che c’era un carbonasso nero (per fortuna il suo morso non è velenoso) sulle scale a un paio di metri da me, e mi è quasi venuta una crisi isterica. O quel pomeriggio in cui, uscendo di casa, ho trovato un serpente bianchiccio sui gradini e mi sono chiusa in camera senza più uscire. Per non parlare di quando, da una crepa nel pavimento del terrazzo, ho visto uscire una lunga pelle di serpente, tipica di quando la mutano: ho preteso che si spaccasse una piastrella per controllare che sotto non ci fosse annidato niente, e solo allora mi sono data pace.
Vado nel panico più totale
La mia non è tanto la paura di un morso velenoso, che per fortuna non ho mai subìto. Mi inquieta di più il fatto che, strisciando, possano insinuarsi e nascondersi ovunque per poi comparire all’improvviso. E ogni volta in me si scatena il terrore: urlo, piango, perdo totalmente il controllo. So che per chi non lo prova è difficile da capire: il mio ex fidanzato ogni tanto si divertiva a farmi stupidi scherzi, come quella volta in cui ne ha messo uno di plastica nella doccia. Neanche dopo aver capito che era finto sono più riuscita a entrarci.
Controllo ogni angolo
E così, anche se adesso ho smesso di controllare sotto le lenzuola, sotto il letto e in ogni angolo della stanza prima di coricarmi, ogni volta che vado a correre sulla strada intorno a casa, invece di rilassarmi non faccio che guardarmi intorno per accertarmi di non incrociarne uno. E quando vado a prendere il bus per la città, percorrendo un tratto che costeggia un prato dove so che si annidano, faccio tutto il tragitto battendo rumorosamente i piedi, nella speranza di spaventarli e non vederli uscire. Se poi sono in auto mi barrico dentro, non sia mai che strisciando raggiungano il finestrino. Insomma, è una fobia importante, che finora ho subìto senza cercare il modo di affrontarla e superarla. Non ho mai pensato di andare in terapia, ma chissà, potrei anche provarci.
Alice Rachele Arlanch (testimonianza raccolta da Grazia Garlando per OK Salute e Benessere)
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