Il Parkinson cambia l’odore delle persone: diversi anni prima della comparsa dei sintomi, la pelle inizia ad emanare un odore tipico, simile a quello del muschio. Lo hanno scoperto i ricercatori dell’Università di Manchester, grazie ad un’infermiera scozzese capace di “fiutare” la malattia a fior di pelle.
La storia
Joy Milne, questo il suo nome, è riuscita a cogliere un cambiamento nell’odore del marito diversi anni prima che arrivasse la diagnosi di Parkinson. «Iniziai a dirgli con molto garbo che forse non si lavava a dovere – racconta in un’intervista al quotidiano britannico Telegraph – ma lui non percepiva questo odore e ribatteva in modo ostinato che si lavava bene».
La svolta
La questione passò inevitabilmente in secondo piano quando il marito cominciò ad avere seri problemi: la faccenda dell’odore finì nel dimenticatoio per quasi 20 anni, fino a quando l’infermiera, ormai vedova, si trovò a seguire un convegno sul Parkinson. Durante il dibattito parlò della sua esperienza familiare, che subito diventò oggetto di studio per i ricercatori di Manchester.
Lo studio
In laboratorio, l’infermiera ha mostrato tutte le incredibili potenzialità del suo fiuto: annusando le magliette di 12 persone, è riuscita a identificare chi aveva il Parkinson e chi era sano. In un caso è riuscita anche a individuare un malato asintomatico a cui non era ancora stato diagnosticato il Parkinson.
Verso nuovi test diagnostici
Analizzando le sostanze chimiche emesse dalla pelle dei pazienti, i ricercatori sono riusciti a trovare le 10 molecole chiave responsabili di questo odore legnoso di muschio che caratterizza la malattia. Una scoperta cruciale, che in futuro potrà portare allo sviluppo di nuovi test diagnostici e perfino all’addestramento di cani “fiuta Parkinson”.
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