L’arresto cardiaco è un killer estremamente silenzioso e preciso, che riesce a uccidere il 90% delle sue vittime senza dare segnali premonitori addirittura nel 70% delle donne e nel 50% degli uomini colpiti. Nelle loro cartelle cliniche non compaiono problemi cardiaci o malattie coronariche prima di quell’unico e drammatico episodio. Per questo continua senza sosta la ricerca di campanelli d’allarme che possano aiutare a identificare le persone più a rischio.
Calcio “sorvegliato speciale”
Un ottimo candidato è stato scoperto dai ricercatori del Cedars-Sinai Heart Institute di Los Angeles, ed è la carenza di calcio. Facile e veloce da misurare con un banale esame del sangue, sembra essere associata a un rischio raddoppiato di arresto cardiaco, come indica lo studio pubblicato su Mayo Clinic Proceedings.
Se il calcio cala, il rischio aumenta
«La nostra ricerca evidenzia che i livelli sierici di calcio sono risultati essere più bassi nelle persone che hanno avuto in seguito un arresto cardiaco rispetto ai pazienti del gruppo di controllo», spiega il coordinatore dello studio, Sumeet S. Chugh. «I pazienti con i valori di calcio più bassi (inferiori a 8,95 mg/dL) hanno mostrato un rischio doppio rispetto a quelli con i valori di calcio più alti (superiori a 9,55 mg/dL), anche dopo che i dati sono stati rielaborati tenendo conto di varie caratteristiche come i fattori di rischio cardiovascolare, le comorbidità e l’uso di medicinali».
Lo studio
I dati sono stati raccolti tra il 2002 e il 2015 nell’ambito dello studio “Oregon SUDS” sui casi di morte improvvisa, che aveva proprio l’obiettivo di identificare i soggetti a rischio di arresto cardiaco fuori dall’ambito ospedaliero. Lo studio ha incluso 267 casi di arresto cardiaco e 445 soggetti di controllo. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti ad un esame del calcio nel sangue durante le visite mediche di routine, e tutte le persone colpite da arresto cardiaco hanno avuto questo valore misurato nei 90 giorni precedenti all’evento.
Le persone a rischio
Tra le persone tradite improvvisamente dal cuore sono numerose quelle di origine afro-americana, così come i pazienti affetti da diabete, malattie polmonari cronico-ostruttive e patologie renali croniche. Anche l’emodialisi e l’utilizzo dei farmaci diuretici sono risultati più frequenti nei casi di arresto cardiaco che nei casi di controllo.
Più prevenzione
«In conclusione – commenta Chugh – serviranno ulteriori studi per chiarire i meccanismi che si nascondono dietro questa associazione tra arresto cardiaco e bassi livelli di calcio, così da capire se il monitoraggio del calcio può migliorare la prognosi nella popolazione generale o nei pazienti ad alto rischio».
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